Core Web Vitals, la UX che migliora la SEO

Core Web Vitals, la UX che migliora la SEO

Core Web Vitals

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In che modo i Core Web Vitals influenzano gli algoritmi di Google

Sebbene dedichiamo molto tempo all’ottimizzazione delle parole chiave, all’esperienza sui dispositivi mobili e ai backlink, Google presta molta attenzione all’esperienza sulla pagina. Ecco perché hanno implementato una nuova serie di segnali chiamati Core Web Vitals.

Questo aggiornamento è annunciato per maggio 2021 e farà parte dei nuovi segnali di “esperienza della pagina“.

Questi segnali terranno conto della velocità di caricamento della pagina, della reattività e della stabilità visiva di un sito web. In questa guida vediamo cosa sono i Core Web Vitals per capire come influenzeranno il posizionamento sul web.

Core Web Vitals: cosa sono e perché devono interessarci?

È semplicemente un’altra tattica spaventosa di Google per farci rinnovare tutto e innervosirci tutti per alcuni mesi?

Non credo lo sia; Piuttosto penso che questo diventerà un fattore di ranking fondamentale nei prossimi anni, e per una buona ragione.

La buona notizia è che potresti anche non dover cambiare nulla, se stai già fornendo un’esperienza on-page di alta qualità ai tuoi visitatori.

Perché essenzialmente questo sono i Core Web Vitals. Una metrica sull’esperienza della pagina di Google per determinare quale tipo di esperienza ricevono i visitatori quando arrivano sulla tua pagina. Ad esempio, Google calcolerà se la tua pagina si sta caricando abbastanza velocemente da impedire alle persone di lasciare prima di arrivare. In caso contrario, potresti incorrere in una penalità nel posizionamento ed essere sostituito da un sito web che si carica correttamente.

Ecco i fattori che determinano la qualità di una “esperienza di pagina” su Google:

🔹   Mobile-friendly: la pagina è ottimizzata per la navigazione su dispositivi mobili.
🔹   Navigazione sicura: la pagina non contiene contenuti fuorvianti o software dannoso.
🔹   HTTPS: stai servendo la pagina in HTTPS.
🔹   Nessuna intrusione: la pagina non contiene problemi che riguardano il contenuto principale.
🔹   Core Web Vitals: la pagina si carica rapidamente e si concentra su elementi di interattività e stabilità visiva. Molti siti web forniscono già questi fattori e, se sei uno di loro, non hai nulla di cui preoccuparti. 

L’annuncio ufficiale: Core Web Vitals diventano un fattore di ranking

Google annuncia i Core Web Vitals

Dai un’occhiata al comunicato stampa di Google per vedere cosa li distingue. Google ha annunciato che nel tempo ha aggiunto fattori come la velocità di caricamento della pagina e l’ottimizzazione per i dispositivi mobili, ma desidera dare importanza all’esperienza sulla pagina.

Stanno esaminando le imminenti modifiche del ranking di ricerca che determinano l’esperienza in-page. Google afferma che incorporerà queste metriche sull’esperienza della pagina per la funzione “Prima pagina” sui dispositivi mobili e rimuoverà il requisito AMP.

Google afferma anche che fornirà un preavviso completo sei mesi prima di implementarlo, quindi sembra che abbiamo un po ‘di tempo per pensarci e metterci in pista.

Core Web Vitals: le metriche

In qualità di proprietario, sviluppatore o costruttore di un sito web, prendi in considerazione un milione di fattori diversi quando crei il tuo sito web.

Se stai attualmente lavorando su nuovi siti o stai aggiornando quelli esistenti, ti consigliamo di tenere a mente questi tre fattori in futuro.

Caricamento: Largest Contentful Paint (LCP)
Largest Contentful Paint o LCP si riferisce alle prestazioni di caricamento della pagina. Copre la velocità di caricamento percepita, il che significa:

Quanto tempo impiega il tuo sito web per iniziare a visualizzare elementi importanti per l’utente? Vedi ora come questo differisce dalla normale velocità di caricamento della pagina?

C’è un’enorme differenza qui.

Ad esempio, è pratica comune mantenere le informazioni più importanti e i contenuti accattivanti above the fold, giusto?

Beh, non serve a nessuno se ci vogliono sei secondi per caricare tutto l’interessante “above the fold”. Lo vediamo tutte le volte che i siti hanno immagini o video above the fold. In genere occupano molto spazio e contengono importanti parti di contesto per il resto del contenuto, ma sono gli ultimi a caricarsi, quindi lascia un ampio spazio bianco nella parte superiore dello schermo.

Google sta prestando attenzione a questo perché si rende conto che sta facendo rimbalzare molte persone. Il benchmark generale per Google è di 2,5 secondi. Ciò significa che il tuo sito web dovrebbe visualizzare tutto nel primo frame (above the fold) in 2,5 secondi.

Tieni presente che le pagine web vengono visualizzate in più fasi. Quindi, quando vengono caricati gli elementi finali della parte superiore della pagina, quello sarebbe il tuo LCP. Un LCP lento = classifiche e penalità inferiori e un LCP veloce = classifiche più alte; E ‘così semplice.

metriche per valutare i core web vitals di un sito

Interattività: First Input Delay (FID)
Il First Input Delay o FID è la reattività della tua pagina web. Questa metrica misura il tempo che intercorre tra la prima interazione di un utente con la pagina e il momento in cui il browser può rispondere a tale interazione.

Questa metrica potrebbe sembrare un po’ complessa, quindi analizziamola in dettaglio.

Supponiamo che tu stia compilando un modulo su un sito web per richiedere ulteriori informazioni su un prodotto. Compila il modulo e fai clic su Invia. Quanto tempo impiega il sito web per iniziare a elaborare la richiesta?

Questo è il tuo primo ritardo di ingresso. È il ritardo tra un utente che intraprende un’azione e il sito web che si sposta effettivamente su quell’azione.

È essenzialmente una misura di frustrazione per l’utente. Quante volte hai premuto con rabbia un pulsante di invio più e più volte perché ci vuole un’eternità?

Questa è una metrica pesantissima in termini di UX perché può anche fare la differenza tra l’acquisizione di un lead o di una vendita.

È probabile che qualcuno stia agendo perché è interessato a qualunque cosa tu offra. L’ultima cosa che vuoi fare è perderli al traguardo.

Stabilità visiva: Cumulative Layout Shift (CLS)
Spostamento cumulativo del layout si riferisce alla frequenza di modifiche impreviste del layout e alla stabilità visiva complessiva di una pagina web.

Questo è più semplice e c’è un esempio perfetto.

Hai mai visitato un sito web, visto qualcosa di interessante, sei andato a cliccarci sopra, ma proprio all’ultimo secondo, un pulsante si carica e finisci per cliccarci sopra invece di andare dove volevi andare?

Ora devi tornare indietro e trovare di nuovo quello che stavi cercando e (si spera) fare clic sul collegamento giusto.

Oppure, annunci e video continuano a caricarsi sulla pagina mentre stai leggendo, quindi devi continuare a scorrere la pagina per cercare di finire quello che stai leggendo.

Questi sono segni di una scarsa esperienza sulla pagina web e Google tiene conto di questi problemi, mentre si sforza di fornire la migliore esperienza per gli utenti.

Per il CLS, l’obiettivo è quello di avere un punteggio il più vicino possibile allo zero. Meno invadenti e frustranti sono i cambiamenti sulle pagine, meglio è. 

Core Web Vitals: tracciamento

Monitorare i tuoi Core Web Vitals è semplice come accedere alla console di ricerca e esaminare ogni proprietà web caso per caso. Ti consigliamo di entrare e giocare con questi nuovi strumenti per vedere dove ti trovi.

Strumenti di analisi dei Core Web Vitals

Come migliorare i Core Web Vitals
Dopo aver ottenuto il rapporto, è il momento di fare alcune modifiche.

Sarai in grado di migliorare l’LCP limitando la quantità di contenuti visualizzati nella parte superiore della pagina web alle informazioni più critiche. Se non è di fondamentale importanza per un problema che il visitatore sta cercando di risolvere, spostalo in basso nella pagina.

Migliorare il FID è semplice e ci sono quattro problemi principali che vorresti affrontare:

1. Riduci l’impatto del codice di terze parti: se hai più processi diversi che avvengono contemporaneamente, ci vorrà più tempo prima che l’azione inizi a funzionare.
2. Riduci il tempo di esecuzione di JavaScript: invia solo il codice di cui hanno bisogno gli utenti e rimuovi tutto ciò che non è necessario.
3. Riduci al minimo il lavoro del thread principale: il thread principale svolge la maggior parte del lavoro, quindi devi ridurre la complessità del tuo stile e layout se hai questo problema.
4. Mantieni basso il conteggio delle richieste e riduci le dimensioni di trasferimento: assicurati di non provare a trasferire file di grandi dimensioni.

Il miglioramento del CLS richiede di prestare attenzione agli attributi delle dimensioni e agli elementi video su tutti i media. Quando consenti la giusta quantità di spazio per un contenuto prima che venga caricato, non dovresti subire spostamenti di pagina durante il processo.

Aiuta anche a limitare le animazioni di trasformazione perché molte di esse attiveranno modifiche al layout, che tu lo voglia o meno.

Conclusioni

I fattori Core Web Vitals e la SEO vanno di pari passo. Sappiamo tutti che non possiamo ignorare alcun singolo fattore di ranking se vogliamo battere la nostra concorrenza e mantenere le nostre classifiche, specialmente dove la concorrenza porta valore e gioca ad alto livello.

Sappiamo esattamente quanto impatto hanno i core web vitals già ora sul nostro ranking? No, non lo sappiamo. Ma Google sta prestando molta più attenzione all’esperienza sulla pagina. Dunque vale la pena iniziare a ragionare anche noi in questi termini

Il tuo sito web rientra nelle best practice indicate da Google sui Core Web Vitals?

Come faccio a sapere che versione di WordPress c’è sul mio sito?

Come faccio a sapere che versione di WordPress c’è sul mio sito?

Ecco tre metodi per controllare la versione di WordPress:

  • Metodo 1: controllo della versione di WordPress nell’area di amministrazione
  • Metodo 2: controllo della versione di WordPress nella sorgente della pagina
  • Metodo 3: controllo della versione di WordPress nel file version.php

Facciamo un preambolo. 

Perché devi controllare la tua attuale versione di WordPress?

WordPress è in continuo miglioramento. Ad ogni iterazione, questo CMS offre nuove funzionalità, nonché aggiornamenti di prestazioni e sicurezza. Pertanto, assicurati che il tuo sito funzioni con l’ultima versione per godere di tutti i vantaggi.

Inoltre, la versione di WordPress influisce anche sulla compatibilità di temi e plugin. In altre parole, se aggiorni regolarmente il tuo WordPress, sarai in grado di provare nuovi design e strumenti.

Ma prima di farlo, dovresti scoprire la versione che stai utilizzando.

Verifica se è simile a quello visualizzato nella pagina di download di WordPress.

In questo modo, saprai se hai bisogno di un aggiornamento o meno. Quindi, senza ulteriori indugi, impariamo come controllare la tua attuale versione di WordPress.

Metodo 1: controllo della versione di WordPress nell’area di amministrazione

Ci sono due posti dove puoi controllare la versione corrente di WordPress nell’area di amministrazione di WordPress, vale a dire:

Nella sezione Aggiornamenti – Accedi al tuo WordPress e vai alla Bacheca -> sezione Aggiornamenti. Qui vedrai quale versione di WordPress stai utilizzando e anche l’ultima versione di WordPress disponibile.

wp updates

Versione corrente di WordPress nella sezione Aggiornamento della dashboard di WordPress Se scopri di non avere la versione più recente, assicurati di eseguire il backup del tuo sito prima di procedere con l’aggiornamento di WordPress.

A piè di pagina – Scorri verso il basso fino a qualsiasi pagina dell’area di amministrazione fino ad arrivare al piè di pagina. Dovresti essere in grado di vedere la versione corrente di WordPress accanto al testo “Grazie per aver creato con WordPress”.

Versione corrente di WordPress a piè di pagina dell’area di amministrazione di WordPress Nota che queste informazioni sono disponibili solo per la versione di WordPress 4.1.5 e successive. Anche le visualizzazioni da dispositivo mobile non sono ancora supportate.

Metodo 2: controllo della versione di WordPress nella sorgente della pagina

Se non riesci ad accedere alla dashboard di WordPress, puoi vederlo tramite la sorgente della pagina del tuo sito web.

Di solito, i siti creati utilizzando WordPress riportano le informazioni sulla versione in un meta tag HTML. Per impostazione predefinita, il tema WordPress inserisce questo tag nel tuo sito web.

Per trovare la versione di WordPress tramite il meta tag:

Apri il tuo sito web su un browser web. Fare clic con il pulsante destro del mouse in un punto qualsiasi del sito e selezionare l’opzione Visualizza sorgente pagina. Si aprirà una nuova scheda contenente il codice HTML sorgente della pagina.

Premi CTRL + F (Windows e Linux) o COMANDO + F (macOS) per aprire lo strumento di ricerca del browser. Digita “generatore” nel campo di ricerca e vedi se viene fuori qualcosa. Se il meta tag del generatore non è disabilitato, lo vedrai in questo modo:

<link rel = "EditURI" type = "application / rsd + xml" title = "RSD" href = "http://hostinger-dev-9.xyz/xmlrpc.php?rsd" />
<link rel = "wlwmanifest" type = "application / wlwmanifest + xml" href = "http://hostinger-dev-9.xyz/wp-includes/wlwmanifest.xml" />
<meta name = "generator" content = "WordPress 5.2.4" />

Dai risultati, nota che la nostra attuale versione di WordPress è la 5.2.4.

Una cosa importante da notare, consentire al tuo sito di mostrare la sua versione di WordPress tramite meta tag, è rischiosa. Sarà più facile per gli aggressori hackerare il tuo sito web se sanno che stai utilizzando un vecchio WordPress, che è meno sicuro.

Pertanto, ti invitiamo ad aggiornare il tuo WordPress non appena esce l’ultima versione. In alternativa, puoi nascondere del tutto il meta tag.

Se non riesci a vedere il tag sopra, significa che il tuo tema lo sta già nascondendo, il che è una buona misura di sicurezza. Ma se viene mostrato il meta tag del generatore, puoi disabilitarlo seguendo questi passaggi:

Accedi alla dashboard di WordPress. Quindi, vai su Aspetto -> Editor del tema.
Seleziona il tuo tema corrente e scegli il file functions.php. Incolla il codice seguente nella parte inferiore del file:

remove_action ('wp_head', 'wp_generator');

Premere Aggiorna file per salvare le modifiche.

Metodo 3: controllo della versione di WordPress nel file version.php

Questo è il metodo più affidabile per visualizzare la tua attuale versione di WordPress. Tuttavia, richiede anche la maggior parte del tempo.

Connettiti al tuo account di hosting utilizzando il file manager integrato o un client FTP, come FileZilla.
Quindi, vai alla directory di installazione di WordPress (di solito è public_html) e apri la cartella wp-includes.
Cerca un file chiamato version.php e aprilo. La versione della tua installazione di WordPress sarà sulla riga 16, che dovrebbe essere simile a questa:

$ wp_version = '5.2.4';

Versione di WordPress nel file version.php

 wp version php file

Non preoccuparti. Altri non saranno in grado di vedere questo file perché le informazioni sono scritte nella variabile PHP e non fanno parte dell’HTML della pagina. In questo modo, nessun dettaglio della versione viene visualizzato quando il tuo sito viene aperto su un browser web.

In conclusione…

Controllare la versione corrente di WordPress è la prima cosa che devi fare prima di aggiornare il tuo WordPress. Ti informa se hai bisogno di un aggiornamento per migliorare la sicurezza e le prestazioni. Saprai anche se un determinato tema o plugin è compatibile o meno con il tuo sito.

Abbiamo visto i tre metodi per scoprire quale versione di WordPress stai utilizzando.

Per riassumere, esaminiamo ogni opzione:

  1. Tramite l’area di amministrazione: questo è il metodo più semplice dei tre, che richiede solo l’accesso alla dashboard di WordPress.
  2. Tramite la sorgente della pagina: ti consente di vedere la versione corrente di WordPress tramite il meta tag del generatore della tua pagina. Tuttavia, ti suggeriamo di nascondere le informazioni ai visitatori.
  3. Tramite il file version.php – usa il tuo file manager di hosting o client FTP per individuare questo file su / public_html / wp-includes /

In bocca al lupo!

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Gli errori di Copertura nella Search Console di Google

 

Google Discover: la SEO è morta! Evviva la SEO

Google Discover: la SEO è morta! Evviva la SEO

Che cos’è il nuovo Google Discover?

La nuova sezione sostituisce il feed di notizie sotto la casella di ricerca nell’app per smartphone ed è già operativa anche in Italia.

L’app per smartphone del motore di ricerca e la relativa pagina principale proposta sui browser mobile sono protagonisti di un’evoluzione radicale; la trafila di informazioni proposte da Google sotto la casella di ricerca che finora chiamavamo feed, ha cambiato nome in Discover e si è fatta ancora più personalizzata.

Il cambiamento non è da poco. Perchè l’app di Google è una delle più utilizzate del panorama Android e non solo.

Google Discover include video, risultati sportivi, aggiornamenti sul mondo dell’intrattenimento (ad esempio, l’uscita di un nuovo film), valori azionari, informazioni relative ad eventi (come i candidati di importanti premi e riconoscimenti o i cantanti che parteciperanno a un imminente festival) e molto altro. Discover è un hub dove puoi trovare tutti i contenuti che ti interessano.

Ottimizzare i contenuti per Google Discover

Il ranking dei contenuti in Discover dipende da un algoritmo che gestisce ciò che secondo Google un determinato utente potrebbe ritenere più interessante. Il ranking dei contenuti considera la corrispondenza tra i contenuti di un articolo e un argomento di interesse indicato dall’utente, pertanto non ci sono metodi che consentono di migliorare il ranking delle tue pagine, se non quello di pubblicare contenuti che ritieni possano interessare agli utenti.

Non occorrono né tag speciali né particolari dati strutturati per l’inclusione in Discover: le tue pagine sono idonee semplicemente se Google le indicizza e soddisfano le norme relative ai contenuti di Google News. Non occorrono tag speciali o dati strutturati. Google stabilisce il ranking dei contenuti di Discover tramite un algoritmo basato sulla qualità dei contenuti e sulla corrispondenza più o meno alta tra i contenuti della pagina e gli interessi dell’utente.

I due modi migliori per ottimizzare il ranking e il rendimento dei tuoi contenuti in Discover sono (1.) pubblicare contenuti che ritieni possano interessare agli utenti e (2.) utilizzare nei contenuti immagini di alta qualità. I publisher registrano un aumento del 5% nella percentuale di clic, del 3% per il tempo trascorso sulle loro pagine e un aumento del 3% della soddisfazione degli utenti quando le schede di Discover includono immagini di grandi dimensioni, anziché miniature.

LA SEO È MORTA! EVVIVA LA SEO

Come anticipato a Febbraio da Giorgio Taverniti in questo video, resta fondamentale il focus sui contenuti per essere premiati dal motore di ricerca. Tempi duri per chi gioca sporco. È chiaro che questa soluzione rientri nel piano di interventi utili a disinnescare le pratiche black hat usate per ingannare i motori di ricerca e influenzarne il posizionamento.

Una novità che apre scenari interessanti anche per il mercato editoriale. Solamente portali certificati e autorevoli per Google saranno in grado di infilare i propri contenuti nei suggerimenti di Google Discover.

Chi vuole ritagliarsi uno spazio con vista sul web dunque deve diventare un punto di riferimento nel suo settore, attraverso i contenuti che produce. Questo è l’Obiettivo della SEO, studiare i bisogni degli utenti e seguire questi 4 consigli:

  1. Produrre contenuti sempreverdi, che sono sempre ricercati. Le classiche guide, le pagine wikipedia piene di informazioni, sono quelle pagine importanti che rimarranno sempre sul vostro sito portando il nucleo di traffico in target con la vostra UVP.
  2. Produrre contenuti di aggiornamento rimane importante per guadagnare autorevolezza ed entrare nel circuito ufficiale. Google infatti non propone in Discover articoli di qualunque sito, piuttosto prende contenuti da quei portali col quale ha stretto accordi o comunque che rispettano i suoi parametri di autorevolezza, come la policy per entrare in Google News.
  3. Produrre video, immagini e audio. Oggi la ricerca è molto più visuale, i video youtube sono già avvantaggiati nel posizionamento da Google e il crescente utilizzo di assistenti vocali rende gli audio un’opportunità succulenta. I contenuti multimediali fanno la differenza e la faranno sempre di più.
  4. Ottimizzazione tecnica di questi contenuti. Restare sempre aggiornati sulle novità della piattaforma tecnologica. Come Schema.org che ha lanciato la piattaforma speakable per ottimizzare le informazioni delle ricerche vocali in USA o come le nuove funzionalità della Search Console di Google.

Extra TIP – per abilitare le immagini di grandi dimensioni nei tuoi risultati di Discover:

Gli errori di Copertura nella Search Console di Google

Gli errori di Copertura nella Search Console di Google

In questo articolo scopri cosa vogliono dire gli errori delle pagine escluse, visibili nella sezione copertura indice della nuova search console di Google e cosa fare per risolverli.

Sicuramente se hai un sito web e vuoi farlo trovare su Google l’hai aggiunto alla Google Search Console.

Se non l’hai fatto devi farlo. In pratica la Google Search Console ti permette monitorare il rendimento del sito internet su Google.

Se il tuo sito internet l’hai aggiunto alla Search Console, molto probabilmente, sia se sei webmaster esperto, sia che ne sai poco o nulla di realizzazione e gestione di siti web, qualche email dalla Google Search Console, riguardante vari problemi riguardanti il sito internet, ti è arrivata.

Questo non è altro che un bene, significa che lo strumento di Google funziona.

Big G informa costantemente i proprietari e i gestori di siti web dei problemi che riscontra per quanto riguarda l’indicizzazione dei contenuti.

Anche se non ti devi allarmare devi comunque tenere a mente che, all’atto pratico, le pagine escluse dalla ricerca sono pagine non indicizzate da Google.

Questo può essere un problema dato che pagine non indicizzate non inviano traffico al sito web.

Devi verificare se sono errori, e correggerli se lo fossero.

Dato che la sezione delle pagine escluse, presenti nella copertura indice della Google Search Console, non è in tempo reale, per risolvere gli errori, innanzitutto ti consiglio di verificare la pagina online se ha effettivamente il problema. Potrebbe essere stato risolto.

Prima di verificare gli errori delle pagine escluse presenti nella copertura indice della Google Search Console, anche se è selezionato come predefinito, per vedere più problemi – quindi per risolvere il maggior numero degli stessi – ti consiglio di verificare che sia selezionato “tutte le pagine note” a Google:

Ovviamente la priorità della risoluzione degli errori devono averle le pagine inviate a Google, ma, per fare un lavoro certosino è saggio approfondire tutte le pagine di cui Google è a conoscenza.

Innanzitutto, la prima cosa che devi fare quando ricevi messaggi da Google è che non devi allarmarti.

Non per niente ho appena detto “possibili problemi“, non sempre sono errori.

I problemi delle pagine escluse dalla copertura indice

Ecco l’elenco di problemi che potresti trovare nella sezione “Copertura” e come dovresti intervenire a seconda del nome dall’errore riportato dalla Google Search Console.

URL inviato non trovato (404)

L’errore di URL inviato ma non trovato significa che una pagina inviata a Google restituisce un codice di errore HTTP 404, ovvero è una pagina che non esiste.

Per risolvere l’errore, come prima cosa è giusto verificare se la pagina esiste o no. Per vari motivi potrebbe essere non trovata ma solo temporaneamente.

Se è presente l’avviso e la pagina non esiste, per risolvere l’errore, bisogna assicurarsi che la pagina non sia presente nella sitemap.xml del sito web oppure non bisogna inviarla a Google tramite ping od altri metodi.

L’URL inviato contiene un tag “noindex”

Come per le pagine web inviate che rispondono con risposta HTTP 404, anche le pagine inviate che contengono un noindex (tramite metatag, header od altro) bisogna prima verificare se sono online, e se hanno effettivamente un metatag noindex.

Però, se le pagine web hanno il noindex non sono necessariamente un errore, può essere stato messo deliberatamente.

L’errore è che le pagine con il noindex sono state inviate a Google.
Anche qui bisogna verificare che almeno non siano presenti nella sitemap del sito web e che non si inviino a Google tramite altri metodi.

L’URL inviato presenta un problema di scansione

L’errore che dice che una pagina web è stata inviata ma che presenta un problema di scansione, seppur sia un errore ambiguo/non ben definito – dato che le risposte HTTP che lo possono generare sono varie – è di semplice individuazione.

In questo caso Google consiglia di utilizzare lo strumento visualizza come Google presente nella Search Console, per vedere lo stato della risposta della pagina web.

Se l’header di risposta è 200 la si può inviare all’indice e/o marcare come corretto l’errore.

In caso contrario, soprattutto se è una pagina di valore/importante per il sito web si deve individuare cosa scaturisce l’errore e risolverlo.

Solitamente tramite codice, configurazioni avanzate od impostazioni del server.

Pagina con reindirizzamento

I siti web cambiano, a volte molto e si fanno dei redirect per spostare delle pagine web.

Solitamente se la migrazione delle pagine viene eseguita “perfettamente” non si visualizza questo errore.

Per non farlo visualizzare e/o per risolverlo bisogna innanzitutto accertarsi che le pagine con redirect non siano presenti in link interni del sito web od in siti esterni, e non inviarle a Google tramite la sitemap od in altri metodi.

Purtroppo – nel momento in cui è scritto questo articolo – nella nuova Search Console non si possono vedere i links all’interno del sito o presenti in siti esterni che rimandano a pagine vecchie a cui è stato fatto un redirect.

Per poter effettivamente risolvere l’errore bisognerà utilizzare tools appositi per individuare dove sono le pagine con reindirizzamento.

Pagina scansionata ma attualmente non indicizzata

Google decide in autonomia in basi a vari fattori le pagine da indicizzare, anche se le scansiona potrebbe decidere di non indicizzarle.
O semplicemente potrebbe non averlo ancora fatto.

Per sistemare questo avviso presente nella Search Console non c’è nulla da fare se non aspettare.

Se le pagine non venissero indicizzate dopo svariato tempo, e se “strategicamente” sono pagine importanti per il sito web si può cercare di individuare il motivo per cui non vengono indicizzate.

Partendo da verificarne la qualità per Google, assecondando le sue linee guida per i webmaster e pensando agli utenti.

Rilevata ma attualmente non indicizzata

Prima che venga scansionata una pagina web, in vari modi Google può essere a conoscenza della sua presenza, e la mette “in coda”, per la scansione e l’indicizzazione.

Questo messaggio puramente informativo della Google Search Console riferisce appunto che Google sa che la pagina esiste/le pagine esistono.

Esclusa in base il tag “noindex”

Se, ad esempio, si lascia indicizzare una pagina web, e, per varie ragioni la si vuole rimuovere dall’indice bisogna applicargli il metatag noindex oppure l’header HTTP X- Robots-Tag noindex.

Google lo fa presente tramite questo messaggio.

Teoricamente questo è un errore, infatti, se Google ha indicizzato una pagina vuol dire che gli assegna un certo “valore”.

Strategicamente non è del tutto vero.

Sopratutto, in base la strategia SEO utilizzata sul sito web si può decidere di sistemare questo avviso, oppure no.

Rimuovendo il noindex.

Pagina alternativa con tag canonical appropriato

Il rel=”canonical” serve per dire ai motori di ricerca che una pagina è una copia identica di un’altra. Un duplicato.

Se Google trova queste pagine duplicate le mostra nella nuova Google Search Console come pagine alternative.

Di per sé, se una pagina duplicata ha il tag canonical non è che un bene, e questo messaggio della Search Console è puramente informativo.

Se le pagine hanno il rel=”canonical” verso altre pagine bisogna solo assicurarsi di non inviarle a Google

Bloccata da robots.txt

Oltre le risorse bloccate dal robots.txt quali CSS, file Javascript od immagini, che devono essere sbloccate (sopratutto) per far comprendere a Google che un sito web è Mobile Friendly, anche pagine web possono essere bloccate tramite il robots.txt.

Il messaggio della Search Console in questione riferisce che una o più pagine già indicizzate (o ritenute importanti da Google) sono bloccate dal robots.txt.

Anche se il robots.txt non impedisce l’indicizzazione, ma la scansione, se t’interessa far indicizzare la pagina o le pagine che hanno questo messaggio è una buona pratica non bloccare l’accesso allo spider di Google, ed agli spider che rispettano lo standard del robots.txt.

Bloccata a causa di una richiesta non autorizzata (401)

Se in directory del sito web sono contenuti dati che non vuoi rendere pubblici, e nemmeno consultabili se si viene a conoscenza dell’indirizzo internet è buona norma bloccare l’accesso a quella directory.

Solitamente tramite server. Non vanno usati solo metatag.

Però, se Google era a conoscenza di quella/quelle directory non può più accedervi, quindi lo riferisce.

Per assicurarti di prevenire, e per risolvere, questo errore devi assicurarsi di non fare riferimento (non linkare) pubblicamente in alcuna pagina ed in alcun sito accessibile online la directory/la pagina protetta.

Anomalia durante la scansione

L’errore delle pagine escluse della Search Console che riferisce di un’anomalia duirante la scansione forse è quello più generico e simile, se non uguale, all’errore “problema di scansione”.

Per risolvere questo errore non esiste un metodo assoluto.

Identificare il problema dell’anomalia durante la scansione però può essere molto semplice.

Basta usare lo strumento della Google Search Console che visualizza come Google.

Si potranno vedere risposte HTTP anomale od altri blocchi, si potrà quindi sistemare l’errore intervenendo tramite codice o configurazioni “avanzate”.

Non trovata (404)

Similmente all’errore “URL inviato non trovato”, tramite l’errore “Non trovata (404)“, anche se l’indirizzo web non è stato inviato, la Search Console informa di pagine che prima erano visualizzabili da Google e che non lo sono più.

Di per sé anche questo può non essere un errore, Google segnala solamente che non trova più una pagina che prima aveva scansionato/indicizzato.

Per risolvere il messaggio di pagine non trovate con codice di stato HTTP 404 è possibile vedere il paragrafo dove riferisco come gestire gli errori 404.

Soft 404

Le pagine che danno come status code HTTP 200 (ovvero come se fossero presenti) ma non mostrano contenuti Google le chiama/si chiamano “soft 404”.

Queste pagine/errori solitamente si verificano quando alle pagine 404 non viene fornito, tramite server, uno status code 404.

La prima cosa che devi fare per poter risolvere questo messaggio è verificare che le pagine inesistenti segnalate diano un codice di risposta 200 e che non diano contenuti.
Poi fare in modo che diano un codice di stato HTTP 404.

Di per sé, e solitamente, questo non è un errore grave e può essere anche ignorato.

Se tramite script presenti nel sito web si generano loop di pagine soft 404, o comunque loop di scansione che hanno pagine vuote con risposta HTTP 200 è sicuramente da indentificare l’errore nel codice e risolverlo.

Url inviato non selezionato come canonico

Se ci sono contenuti uguali (duplicati) in un sito web la cosa giusta da fare è utilizzare il rel=”canonical” per dire a Google qual è la versione “preferita”, quella originale.

Se si richiede l’indicizzazione a Google, tramite la sitemap od altri metodi, di pagine duplicate (non canoniche), che hanno il canonical verso altre pagine, si visualizzerà questo messaggio di errore.

Per risolverlo basta inviare a Google solamente le pagine contenenti il canonical verso se stesse.
O comunque non inviare le pagine con il canonical verso altre pagine.

Google ha scelto una pagina canonica diversa da quella specificata dall’utente

Similmente agli URL inviato non canonici, le pagine canoniche diverse da quelle segnalate che Google ha scelto sono pagine duplicate “marcate” come originali.

In questo caso però, seppur possa venir inviata una pagina con il canonical verso se stessa, algoritmicamente Google potrebbe ritenere che altre pagine siano quelle “originali”.

In questa situazione la Google Search Console da un enorme suggerimento “strategico”, oltre mostrare possibili errori che possono causare uno scarso rendimento del sito web in termini di posizionamento e visite.

Tentare di correggere questo tipo di errore, magari rivedendo la struttura/strategia del sito web è doveroso, per farlo bisognerà assegnare il rel=”canonical” ad i contenuti che Google ritiene originali.

Conclusioni

Come detto all’inizio dell’articolo, è giusto considerare che col passare del tempo, a discrezione di Google, vari errori potrebbero essere tolti, sostituiti, rinominati, così come vale per le funzionalità stesse della Google Search Console.

Che cambiano con il passare del tempo.

Faccio presente anche che, sopratutto su siti web di grandi dimensioni è praticamente impossibile non avere errori od avvisi nella sezione della Google Search Console delle pagine escluse. Però non è “il male assoluto” averli, come si può capire anche leggendo questo articolo.

Tentare di risolvere il più errori possibile comunque è doveroso, e, dopo averli risolti dovrai controllare il sito web live, dato che l’intervallo di aggiornamento dell’interfaccia della Search Console, in questa sezione, non è in tempo reale.

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Quando si parla di SEO e ottimizzazione dei motori di ricerca in generale, spesso si finisce con il trattare argomenti molto tecnici e si tralascia la visione olistica del business e soprattutto, si dimentica di ottimizzare l’aspetto fondamentale di qualsiasi attività commerciale online: la vendita.

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🤖 SEO Copywriting: le linee guida per indicizzarsi su Google

🔎 Sfruttare la visibilità sui portali per aumentare le prenotazioni dirette

🤑 Marketing diretto: un’offerta che non si può rifiutare

🚀 Growth hacking: come tracciare quello che funziona e replicarlo

Domande & Risposte

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Le tecniche che passiamo in rassegna durante il webinar non solo ottimizzano la performance del nostro sito web sui motori di ricerca ma ci aiutano anche a ottenere più vendite una volta che le persone atterrano sul nostro sito.

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Come fare?

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seguito dal tuo numero di telefono nel formato internazionale;
nell’esempio: 393475557777, dove 39 è il prefisso per l’Italia.

Inoltre, è possibile specificare un testo di default in modo che all’aprirsi della finestra di Whatsapp, il testo in questione sia già predigitato:

https://api.whatsapp.com/send?phone=393475557777&text=Inserisci%20qui%20il%20tuo%20messaggio%20in%20questa%20maniera.

Una volta che hai creato il tuo link personalizzato inseriscilo in un testo che inviti a mettersi in contatto con te direttamente. Meglio ancora, mettilo in un bottone in bella vista in cima al tuo sito web 😉

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I contenuti del corso:
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• Conoscere la prima pagina
• Trovare le parole chiave più importanti
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• Come pubblicare la tua scheda su Maps
• Monitorare l’andamento della tua scheda
Per approfondire ulteriormente la Local SEO leggi anche questo articolo:

Dieci strategie di Local marketing per la SEO

Dieci strategie di Local marketing per la SEO

Chiunque sia coinvolto nella proprietà o nella gestione di un’attività sul territorio come un negozio, una struttura ricettiva, o qualsiasi altro commercio articolato su uno o più punti vendita, non può prescindere dal Local marketing: l’ottimizzazione delle attività locali sui motori di ricerca. Di seguito elenco la top ten dei consigli utili in materia di SEO locale e le novità più attese per il 2018.

  • 1 Local marketing: i dati dei clienti sono il vero vantaggio
  • 2 Il “comportamento off-line” aiuta a prevedere le azioni on-line
  • 3 Facebook influenza la ricerca locale
  • 4 I fattori di ranking nel Local marketing
  • 5 Il raggio del Local marketing si sta stringendo
  • 6 Le immagini di Google sono quelle più ricercate
  • 7 Oltre l’85% del brand engagement è locale
  • 8 Alcune aziende hanno ancora difficoltà con il local marketing
  • 9 Il Local Marketing e le recensioni degli utenti
  • 10 Nuove sfide per i media e le agenzie di marketing

Local marketing: il primo vantaggio riguarda i dati dei clienti

Spesso le PMI si sentono svantaggiate rispetto alle grandi aziende, perché non hanno le risorse e quindi la possibilità di acquistare pubblicità sui motori di ricerca e altri servizi di marketing che richiedono budget importanti per generare ricavi. Quello che sta aiutando molto le aziende è la possibilità di raccogliere dati sempre più accurati sui propri clienti, in modo da poter impostare l’analisi e le strategie di marketing sulla qualità dei risultatirispetto che sulla quantità.

Dati migliori, di conseguenza un targeting migliore, significa per le aziende locali costi minori, tassi di conversione più alti e, soprattutto, un maggiore ritorno sull’investimento.

Per fare un esempio, l’internet delle cose (Internet of Things, abbreviato IoT) sta guidando la raccolta dei dati molto più velocemente di quanto possono gli smartphone da soli. È stato stimato che dal 2020 ci saranno circa 50 miliardi di dispositivi connessi, inclusi i dispositivi indossabili e quelli presenti nelle case e nelle automobili. Sembra che nulla sia off-limits. Il fatto che sia già stato brevettato l’inchiostro per i tatuaggi, il mascara e le lenti a contatto connesse a internet, fa pensare che la tipologia e il volume di raccolta dei dati sia potenzialmente senza confini.

Avere i dati dei clienti giusti e non una semplice stima su scala è il nuovo vero vantaggio che il futuro ci riserva, in termini di marketing.

Local Marketing: il “comportamento off-line” aiuta a prevedere le azioni on-line

Sono state condotte molte ricerche per capire l’influenza del comportamento degli utenti on-line al fine di portare le persone fisicamente in negozio. Con questo intento le aziende vogliono sfruttare la possibilità di attribuire le visite reali in un punto vendita a un buon lavoro di marketing on-line.

Però la considerazione opposta è forse ancora più ficcante: è utile misurare le azioni off-line per prevedere il comportamento on-line dei naviganti.

Fino ad oggi la misurazione del comportamento off-line delle persone si limitava in gran parte a rilevare la posizione dei dispositivi mobili, ma l’IoT rimette in gioco una maggiore varietà e profondità di dati.

Conoscere le scelte, le azioni e il comportamento nella vita reale delle persone fa prevedere meglio le decisioni on-line, rispetto a quanto facciano i click, la cronologia delle ricerche e le visualizzazioni delle pagine di un sito web. Il comportamento off-line delle persone è un’immagine profonda e più completa del mondo reale, che genera indicatori di intenti più utili e accurati per prevedere le azioni degli utenti sul web.

Facebook influenza la ricerca locale

Prima del 2015 le funzionalità della local search di Facebook erano davvero pessime. Da allora sono stati apportati cambiamenti significativi che hanno reso Facebook un vero player del Local marketing. Facebook usa informazioni di localizzazione, una migliore indicizzazione e profili aziendali più ricchi, per offrire solidi risultati di ricerca agli utenti.

Il vantaggio di Facebook muove i passi dall’integrazione della sua vasta banca dati di informazioni personali nei risultati di ricerca, in modo da poter definire il targeting e il profiling delle persone con un’accuratezza senza precedenti.

I dati di Facebook forniscono informazioni su preferenzehobbygusticredenze e altri comportamenti personali che aiutano la piattaforma social a prevedere le intenzioni e le scelte delle persone in modo più approfondito, anche rispetto a Google.

Fattori di ranking nel Local marketing

Che sia per fronteggiare la concorrenza di Facebook o per altri motivi, il valore di Google da sempre è quello di offrire agli utenti risultati di ricerca in linea con le intenzioni delle persone e che diano i contenuti qualitativamente più utili ai fini della ricerca. Non sorprende, quindi, che Google stia guardando in modo più approfondito e più specifico ai fattori di ranking che determinano i risultati di ricerca dei suoi indici.

Così la SEO non può più essere uno standard uguale per tutti. Per essere ancora efficaci rispetto ai nuovi fattori di ranking, le strategie SEO devono essere pianificate in base alle caratteristiche verticali e ad altre caratteristiche specifiche di ogni azienda.

Anche se, ad esempio, le statistiche indicano che i contenuti con immagini accattivanti attirano più utenti, alcuni studi hanno mostrato che ai primi posti del ranking i siti di prodotti e servizi finanziari contengono il 40% di immagini in meno rispetto alla media del benchmark universale. Molti riscontrano un’alta percentuale di consumatori che abbandona un sito lento a caricarsi, eppure i siti che hanno il ranking migliore ci mettono in media tre secondi in più a caricarsi, rispetto a quelli del benchmark universale. A quanto pare noi utenti siamo disposti ad attendere qualche secondo in più per accedere a uncontenuto migliore e più pesante se è funzionale a soddisfare le nostre esigenze.

Per migliorare il posizionamento organico di un sito web nei risultati di ricerca il lavoro sui fattori di ranking tradizionali, come i backlink e la densità delle parole chiave nel testo, deve essere necessariamente calibrato in base al settore di riferimento e alla concorrenza. Cerca di comprendere i tuoi clienti e in che modo utilizzano il tuo sito web e come beneficiano dei suoi contenuti. Si affidano alle immagini per ottenere informazioni visive o cercano un testo dettagliato suddiviso in elenchi puntati più leggibili? I tuoi social networkcomunicano il tipo di immagine che cerchi di trasmettere? LinkedIn raggiunge il tuo pubblico meglio di Facebook?

Per salire di ranking devi rispondere a queste domande e creare un sito che mostri a Google quanto ti stia a cuore la pertinenza dei tuoi contenuti e il valore che generano per i tuoi clienti.

Il raggio del Local marketing si sta stringendo

Nonostante la crescita dell’e-commerce, a lungo si è creduto che la maggior parte degli acquisti avvenisse a livello locale. Uno studio condotto da Google a maggio del 2014 dal titolo Understanding Consumers’ Local Search Behavior ha mostrato che il 72% dei consumatori che ricerca informazioni locali su uno smartphone, visita negozi in un raggio massimo di 8 km da casa.

Recentemente altri studi hanno dimostrato che le persone restano ancora più vicine alla propria abitazione per fare acquisti frequenti come gas, generi alimentari, pasti fuori casa e al lavoro. I consumatori viaggiano in media solo sei minuti per fare il pieno alle loro auto e otto minuti per acquistare generi alimentari. Questo corrisponde a una distanza che va dai 3 ai 6 km se si viaggia in auto.

Dimostrato che le persone sono disposte a impiegare più tempo per fare spese meno frequenti come abbigliamento e riparazione auto, il 93% della popolazione impiega poco meno di 20 minuti per gli acquisti generici. Anche gli abitanti delle città, che rappresentano l’83% di tutti gli acquirenti, preferiscono distanze più brevi. Il 92% di essi impiega poco meno di 15 minuti. Ragionando in termini di distanze ciò significa 8 o 9 kmcon la macchina e poco meno con i mezzi pubblici o a piedi.

Per tali motivi, le imprese locali dovrebbero modificare le proprie strategie di marketing considerando il piccolo raggio percorso dai propri clienti e, quindi, investire di più nella SEO locale. Tra i potenziali clienti è giusto includere i residenti, i pendolari che lavorano nelle vicinanze e i viaggiatori extra-urbani.

Le immagini di Google sono quelle più ricercate

È importante essere a conoscenza del fatto che la ricerca su Google Immagini è al secondo posto tra tutte le proprietà dell’azienda californiana e che per volumi è dietro solo a Google.com

Le immagini su Google sono cercate 10 volte più frequentemente che su Bing o Yahoo, e 40 volte in più rispetto a Facebook. Per Google la ricerca delle immagini costituisce un terzo di tutte le ricerche, addirittura meglio di Google Maps e di YouTube.

Molte aziende ancora non comprendono l’importanza di ottimizzare le immagini caricate sui loro siti, perdendo così tante occasioni di essere trovate on-line e guadagnare. L’ottimizzazione dei metadati, l’aggiunta di testo, aiuta Google a contestualizzare e indicizzare la grafica e le immagini. In soldoni, ti fa ottenere un ranking migliore. Tenendo a mente che anche le immagini contribuiscono a migliorare l’esperienza degli utenti sul tuo sito web, aumenterai il numero di accessi sul tuo sito migliorandone così il posizionamento negli indici del motore di ricerca. I fattori della UX (user experience) da considerare quando carichi un’immagine sono:

la qualità, la velocità di caricamento, la visibilità, il contesto, l’autenticità e l’appeal.

Oltre l’85% del brand engagement è locale

Alcuni importanti studi di settore hanno dimostrato che larga parte del contatto con il brand (tra l’85% e il 95%) ai giorni nostri avviene proprio tramite elenchi e directory locali, pagine web e altri risultati caratteristici della local search. Spesso insieme alla parola “local” si usa il termine “location”, quindi il concetto di “location data” nel marketing diventa un indicatore importante per descrivere la dimensione territoriale delle attività commerciali. Grazie a questo approccio viene stimato che nel 2018 il 50% dei brand di rilevanza internazionale userà i dati di localizzazione per definire meglio il target dei propri clienti.

La verità è che d’ora in avanti i marchi investiranno sempre di più sul marketing locale. Il 25% del budget allocato per il marketing dei maggiori brand internazionali viene già speso proprio per questo genere di attività. Nel 2016 sono stati spesi 12,4 miliardi di dollari dalle aziende statunitensi per la pubblicità “location-targeted”. Si prevede che questo importo crescerà fino a 32,4 miliardi di dollari nel 2021, l’equivalente del 45% di tutte le entrate pubblicitarie indirizzate verso i dispositivi mobili. Allo stesso modo dovrebbero comportarsi le piccole aziende, registrandosi sulle directory locali che il web mette a disposizione a costi sostenibili, con la possibilità di generare margini interessanti in termini di ritorno sull’investimento.

Alcune aziende hanno ancora difficoltà con il Local marketing

Anche se sempre più imprese hanno iniziato ad investire sul local marketing, l’importanza della SEO a livello locale non sembra ancora del tutto compresa.

Ristoranti, hotel e negozi sono le attività più visibili, mentre altre tipologie di aziende risultano poco presenti se non completamente omesse dai risultati della ricerca locale.

Per i potenziali clienti che cercano aziende nei paraggi tramite dispositivi mobili, le imprese che non sono registrate sulla mappa risulteranno totalmente inesistenti.

Un errore tipico che fanno le attività con più punti vendita è quello di registrare solo la sede centrale dell’azienda e di non lavorare sugli store locali. Alcune imprese, inoltre, non creano profili completi e aggiornati per ogni singolo punto vendita. Errori simili sono un’indice della scarsa dedizione agli aspetti della SEO che un certo tipo di mentalità imprenditoriale ancora non coglie. Carenze che precludono a queste attività la possibilità di brillare su migliaia di schermi di smartphone e negli occhi di altrettante persone che cercano business di qualsiasi genere ogni giorno sul web.

Il Local marketing  ha un ruolo anche nelle recensioni.

Social media e altri contenuti generati dagli utenti, come ad esempio le recensioni, sono il nuovo campo di battaglia dove si definisce la reputazione e l’identità delle aziende. Sono finiti i giorni in cui un team di PR poteva modellare indisturbato la percezione della qualità del prodotto o l’immagine aziendale tramite una serie di campagne controllate minuziosamente e senza interferenze esterne.

Le immagini e i video condivisi dai nostri clienti possono dipingere una realtà impossibile da rifiutare e un singolo consumatore può catturare in tempo reale l’attenzione del mondo con un semplice tweet. Movimenti come #DeleteUber hanno dato il potere a centinaia di migliaia di persone di unirsi per far sentire la propria voce. Le recensioni richiedono alle aziende responsabilità per ogni aspetto dell’esperienza del consumatore. Al contrario, quando sono positive, diventano un fattore di ranking locale dominante.

La reputazione diventa sempre meno un messaggio interno generato per le masse e sempre più il modo di gestire le opinioni del pubblico per provare a proteggere l’identità del brand. Tutte le aziende, anche le piccole attività, devono fare proprio questo aspetto e adattarsi al cambiamento.

Nuove sfide per i media e le agenzie di marketing

La tecnologia ha stravolto il mondo pubblicitario in diversi modi. I social media e i siti di recensioni hanno creato nuove modalità di promuovere le imprese grazie ai contenuti generati dagli utenti e alla loro gestione. Sempre più start-up e servizi pubblicitari innovativi combinano acquirenti e venditori in intrecci mai visti prima.

Al giorno d’oggi le principali piattaforme di gestione e pianificazione delle campagne di marketing sono incredibilmente influenzate dalla tecnologia e in balia della rapidità di aggiornamento frenetica che caratterizza il settore e che può determinarne le sorti velocemente.

Per gestire questa incertezza le aziende tecnologiche offrono servizi aggiuntivi sempre più diversificati e al di fuori della loro principale area di attività, abbracciando in molti casi il marketing e la pubblicità. Due considerazioni in particolare, tratte dal “Local Search Association’s 2017 Tech Adoption Index Survey” rivelano che i media e le agenzie pubblicitarie tradizionali hanno più di un buon motivo per allarmarsi:

  • il 60% delle PMI preferisce lavorare con un unico provider online, con modalità SaaS (software-as-a-service – per intenderci, come chi usa le app di google drive al posto dei programmi di microsoft office);
  • il 62% delle PMI preferisce acquistare servizi on-line da società tecnologichepiuttosto che dai media.

Con un numero crescente di attività fornite tramite portali online e un maggior numero di tech-company che offrono servizi di marketing, le PMI sposteranno i budget delle proprie campagne dalle agenzie pubblicitarie tradizionali verso le nuove agenzie web, le società tecnologiche e verso le start-up innovative.

Per continuare ad essere competitive le agenzie dovranno necessariamente tenere il passo con le ultime tecnologie, allinearsi con le novità del marketing e dimostrare prestazioni superiori, soprattutto nelle aree che finora erano distanti dai canali di visibilità tradizionali. Il local marketing, ad esempio, è uno di quei terreni fertili ancora pieni di opportunità e non va assolutamente sottovalutato. Soprattutto se vuoi migliorare la visibilità della tua impresa e se vuoi farti trovare da nuovi clienti quando sono in prossimità del tuo punto vendita.

Se ti interessa l’argomento e vuoi sapere come migliorare il posizionamento della tua attività sui motori di ricerca, chiedimi maggiori informazioni.

Google Penguin 4.0 è ufficialmente tra noi.

Google Penguin 4.0 è ufficialmente tra noi.

Google Penguin 4.0 è ora parte del nostro algoritmo di base”

Google Penguin 4.0

Venerdì 23 settembre 2016 Big G lo ha solennemente annunciato:

L’ultimo update dell’algoritmo è ufficialmente tra noi.

Gli algoritmi di Google si fondano su più di 200 segnali unici o indizi che rendono possibile portare in superficie il contenuto esatto che stai cercando negli abissi del web quando interroghi il motore di ricerca.

Questi segnali includono tanti aspetti come le parole specifiche che appaiono sui siti web, la freschezza dei contenuti, la tua regione geografica e il PageRank dei contenuti.

Uno di questi segnali si chiama Penguin, è stato lanciato nel 2012 e oggi il suo aggiornamento ha generato fluttuazioni massive nel posizionamento dei siti sull’indice di Google, creando non pochi mal di pancia a SEO e webmaster.

Dopo un periodo di sviluppo e test, Google Penguin 4.0 è stato lanciato in tutte le lingue del mondo. Le principali novità che si noteranno arrivano a grande richiesta dalla community dei webmaster di Google:

  • Google Penguin ora è in tempo reale. L’elenco dei siti interessati dal segnale di Penguin si aggiornava periodicamente una volta ogni 20 giorni. Questo significa che fino alla scorsa settimana quando un webmaster lavorava ai suoi siti apportando gli accorgimenti che Google gli suggerisce per migliorare considerevolmente i suoi contenuti e la loro presenza su internet, molti dei segnali erano presi in considerazione velocemente da Google, ma altri, come Penguin, avevano bisogno di più tempo per essere “digeriti”. Con questa modifica, i dati di Penguin vengono aggiornati in tempo reale, così che i cambiamenti saranno visibili molto più velocemente, in genere con effetto quasi immediato poco dopo la successiva scansione e re-indicizzazione di una pagina.
  • Google Penguin ora è più granulare. Oggi penalizza di più lo spam che classifica in base all’analisi dei backlink su ogni singolo contenuto, agisce su ogni pagina piuttosto che pesare sul ranking di tutto il sito come accadeva in passato.

Il web è notevolmente cambiato nel corso degli anni.

Google continua a ribadire che i webmaster devono essere liberi di concentrarsi sulla creazione di contenuti emozionanti, di siti web accattivanti, che questo criterio fondamentale è sufficiente per trarre il meglio dal motore di ricerca. E ricorda che l’aggiornamento di componenti come Penguin è solo uno degli oltre 200 segnali che Google usa per determinare il posizionamento dei siti web nel ranking.

Nonostante questo i SEO e i webmaster che lavorano quotidianamente per far arrivare agli utenti i loro contenuti e quelli dei loro clienti non possono esimersi da analizzare le conseguenze che gli aggiornamenti degli algoritmi hanno sul proprio operato e dallo studio di azioni per il penalty recovery da applicare ai siti web che vengono colpiti da questi aggiornamenti.

[bctt tweet=”Ecco l’annuncio di Big G, Penguin 4.0 è ufficialmente tra noi #PenguinUpdate” username=”web_ellis”]

In conclusione, Google Penguin 4.0 penalizza ancora di più quei risultati dove trova traccia di backlink poco coerenti o, peggio ancora, loschi.

Come ogni cambiamento genera opportunità anche questo aggiornamento dell’algoritmo cela nel penalty recovery un mercato per quei webmaster e SEO in grado di analizzare le magagne e intervenire.

Lascia un commento sotto l’articolo per approfondire o per raccontare come l’aggiornamento di Google Penguin influisce sul tuo lavoro.

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