Fotovoltaico: cosa cambia dopo il 29 maggio 2025 per chi installa un nuovo impianto

Fotovoltaico: cosa cambia dopo il 29 maggio 2025 per chi installa un nuovo impianto

Oggi 30 maggio 2025 entreranno in vigore importanti novità per chi decide di installare un impianto fotovoltaico. Il cambiamento riguarda il sistema di compensazione dell’energia elettrica immessa in rete: lo storico meccanismo dello Scambio sul Posto sarà definitivamente sostituito dal Ritiro Dedicato.

Questa transizione ha generato qualche incertezza tra i potenziali nuovi utenti del fotovoltaico, ma i dati mostrano che l’impatto economico complessivo sarà marginale. Vediamo nel dettaglio cosa cambierà e perché conviene comunque investire nel solare.

Addio Scambio sul Posto: arriva il Ritiro Dedicato

Chi attiverà un impianto fotovoltaico dopo il 29 maggio 2025 non potrà più accedere allo Scambio sul Posto, il meccanismo che permetteva di ricevere una compensazione economica calcolata in base all’energia sia prelevata che immessa nella rete elettrica.

Al suo posto, subentra il Ritiro Dedicato, un sistema più semplice: l’energia non autoconsumata verrà venduta al GSE (Gestore dei Servizi Energetici) a un prezzo stabilito annualmente. Non si tratta più di una compensazione tra energia immessa e prelevata, ma di una vera e propria cessione di energia in eccesso.

Quanto si perde davvero?
Secondo i dati forniti dal Centro Studi Otovo, la differenza economica tra i due sistemi è piuttosto contenuta. Prendendo come esempio un impianto fotovoltaico da 6 kWp, dotato di batterie e con un autoconsumo pari al 70%, il rimborso annuale con lo Scambio sul Posto era di circa 178 euro, mentre con il Ritiro Dedicato scende a circa 98 euro (al lordo delle tasse).

La differenza? Circa 80 euro l’anno, ovvero poco più di 1,50 euro a settimana. Una cifra ampiamente compensata dai risparmi generati dall’autoconsumo, che possono superare i 1.500 euro all’anno con un impianto ben dimensionato e dotato di accumulo.


L’autoconsumo resta la chiave del risparmio

La vera leva per ottenere un risparmio concreto in bolletta è l’autoconsumo dell’energia prodotta. Utilizzare direttamente l’elettricità generata dal proprio impianto significa ridurre o azzerare l’acquisto di energia dalla rete, che ha un costo superiore rispetto a quello riconosciuto per la vendita al GSE.

L’adozione di sistemi di accumulo con batterie consente di sfruttare al massimo l’energia solare, immagazzinandola di giorno per utilizzarla nelle ore serali o notturne. In questo modo, aumenta l’autonomia energetica e si riduce ulteriormente la dipendenza dalla rete elettrica.

Bonus fotovoltaico: perché conviene installare entro il 2025

A rendere ancora più vantaggiosa l’installazione di un impianto fotovoltaico contribuiscono gli incentivi fiscali attualmente in vigore. Fino al 31 dicembre 2025 è possibile usufruire della detrazione IRPEF del 50% sulle spese sostenute per l’installazione di impianti solari sulle abitazioni principali, ma anche per il potenziamento di quelli già esistenti.


Dal 1° gennaio 2026, la detrazione scenderà al 36%. Per questo motivo, chi ha in programma di investire nel fotovoltaico ha tutto l’interesse a muoversi entro la fine del 2025, beneficiando così del massimo vantaggio fiscale.


Nonostante l’abolizione dello Scambio sul Posto, il fotovoltaico resta una scelta altamente vantaggiosa. Il vero risparmio arriva dall’autoconsumo e dall’utilizzo intelligente di sistemi di accumulo. A questo si somma il beneficio degli incentivi fiscali ancora validi per tutto il 2025.

Installare un impianto fotovoltaico ora significa ridurre i costi energetici, aumentare l’autonomia e contribuire a un futuro più sostenibile, senza rinunciare alla convenienza economica.

Italia in ritardo sulle Comunità Energetiche: solo l’1% del target PNRR è stato raggiunto

Italia in ritardo sulle Comunità Energetiche: solo l’1% del target PNRR è stato raggiunto

Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) sono state presentate come uno dei tasselli fondamentali per costruire un’Italia più verde, sostenibile e autonoma dal punto di vista energetico. E in effetti, nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il loro ruolo è centrale: promuovere l’autoconsumo collettivo e valorizzare la produzione locale di energia da fonti rinnovabili, in primis il fotovoltaico.

Eppure, a oggi, i numeri parlano chiaro. E non sono positivi.

Un ritardo che pesa

Secondo i dati pubblicati dal GSE (Gestore dei Servizi Energetici), al 6 marzo 2025 risultano attive in Italia solo 212 Comunità Energetiche, per una potenza complessiva installata di circa 18 MW. Questo significa che è stato raggiunto appena l’1% dell’obiettivo nazionale, fissato a 1.730 MW entro il 2026. Un gap enorme, che rischia di compromettere l’efficacia di uno degli interventi più ambiziosi e innovativi previsti dal PNRR.

Ma cosa sta bloccando la diffusione delle CER nel nostro Paese? Perché, nonostante le potenzialità, restano ancora una realtà di nicchia?

Comunità Energetica: un’idea semplice, una realtà complessa

Per chi non le conoscesse, le Comunità Energetiche sono gruppi di cittadini, imprese, enti locali o associazioni che decidono di produrre e condividere energia rinnovabile a livello locale, solitamente tramite impianti fotovoltaici. L’energia viene consumata dove viene prodotta, abbattendo i costi in bolletta e riducendo l’impatto ambientale.

Uno dei principali vantaggi è proprio l’autoconsumo condiviso, che permette non solo di risparmiare ma anche di accedere a incentivi economici gestiti dal GSE, che nel 2025 arrivano fino al 40%, come abbiamo spiegato nel nostro articolo dedicato agli incentivi 2025 per le CER.

Il divario tra ambizioni e realtà

Il PNRR ha stanziato 2,2 miliardi di euro per sostenere le CER, con due obiettivi chiave:

  • accompagnare la transizione energetica nei piccoli comuni (sotto i 5.000 abitanti);
  • diffondere modelli di produzione distribuita, più resilienti e sostenibili, basati su fonti rinnovabili.

Tuttavia, i fondi da soli non bastano. Le buone intenzioni devono confrontarsi con la realtà del territorio italiano, fatta di lentezze amministrative, poca informazione e ostacoli pratici.

Cosa sta rallentando lo sviluppo?

Tra i principali colli di bottiglia che frenano le CER troviamo:

  • Burocrazia e tempi infiniti per ottenere autorizzazioni e connessioni;
  • Scarsa conoscenza degli strumenti disponibili, soprattutto da parte dei piccoli comuni;
  • Difficoltà giuridiche nella costituzione della comunità energetica;
  • Accesso complicato agli incentivi, spesso poco chiaro o tecnicamente impegnativo;
  • Mancanza di figure tecniche di riferimento nei territori, capaci di guidare i processi.

Da ostacoli a opportunità: cosa fare?

Per colmare il divario tra potenziale e realtà, serve un vero e proprio cambio di marcia. Alcune azioni concrete potrebbero fare la differenza:

  • Snellire le procedure, digitalizzando e uniformando i processi autorizzativi;
  • Promuovere una cultura dell’energia condivisa, informando e coinvolgendo cittadini, PMI e amministrazioni;
  • Affidarsi a partner tecnici qualificati, in grado di seguire l’intera filiera: dalla progettazione alla realizzazione dell’impianto, fino alla gestione delle pratiche GSE e del monitoraggio dei consumi.

Un modello vincente, da non sprecare

Nonostante le difficoltà, le CER restano una delle chiavi per la transizione energetica dei territori. I benefici sono tangibili:

  • bollette più leggere per famiglie e imprese;
  • energia 100% rinnovabile e locale;
  • incentivi garantiti per 20 anni;
  • valorizzazione delle risorse territoriali;
  • partecipazione attiva di cittadini e istituzioni.

In conclusione

L’Italia ha tutte le carte in regola per diventare un modello europeo di energia condivisa. La proroga al 30 Novembre per accedere al contributo del 40% a fondo perduto per l’installazione di nuovi impianti e l’ampliamento della platea dei beneficiari ai comuni sotto i 50.000 abitanti – ovvero al 98% dei comuni italiani – darà sicuramente slancio alla misura. Ma serve ancora coraggio e volontà politica, semplificazione normativa e una rete di competenze sul territorio. Le Comunità Energetiche non possono più restare una buona idea sulla carta: devono diventare una realtà concreta e diffusa. E in fretta.

Perché il futuro non aspetta. E nemmeno il PNRR.

Transizione 5.0: Incentivi per la competitività delle Imprese Italiane

Transizione 5.0: Incentivi per la competitività delle Imprese Italiane

Scopri come cogliere le opportunità offerte dal Piano Transizione 5.0 per la trasformazione digitale ed energetica della tua azienda.

L’Italia sta vivendo un momento di grande trasformazione, spinta dalla necessità di coniugare sviluppo economico, sostenibilità ambientale e inclusione sociale. In questo contesto, la Transizione 5.0 emerge come un modello di sviluppo innovativo che, integrando le nuove tecnologie con i principi dell’economia circolare e della responsabilità sociale, si propone di guidare le imprese verso un futuro più competitivo e sostenibile.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con la Missione 4 “Istruzione e Ricerca” e la Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, ha allocato risorse significative per supportare la Transizione 5.0, offrendo alle imprese italiane un’opportunità unica per modernizzare i propri processi produttivi, ridurre l’impatto ambientale e migliorare la propria competitività sul mercato globale.

Questo articolo si propone di fornire una guida completa alla Transizione 5.0, approfondendo i seguenti aspetti:

  • Cos’è la Transizione 5.0 e quali sono i suoi obiettivi?
  • Il ruolo del PNRR e gli incentivi per le imprese.
  • Come accedere al credito d’imposta Transizione 5.0.
  • Quali investimenti sono ammessi?
  • Esempi concreti di Transizione 5.0 in diversi settori.
  • Le sfide e le opportunità per le imprese italiane.

Cos’è la Transizione 5.0?

La Transizione 5.0, nota anche come “Società 5.0”, è un concetto nato in Giappone che va oltre la semplice digitalizzazione dell’Industria 4.0. Si tratta di un nuovo modello di società in cui l’innovazione tecnologica, guidata dall’intelligenza artificiale, dall’Internet delle cose e dalla robotica, è al servizio del benessere umano e della sostenibilità ambientale.

L’obiettivo principale della Transizione 5.0 è creare una società “human-centered”, in cui la tecnologia sia utilizzata per risolvere le sfide sociali e ambientali più urgenti, come l’invecchiamento della popolazione, il cambiamento climatico e la disuguaglianza sociale.

In questo contesto, le imprese sono chiamate a svolgere un ruolo chiave, adottando un approccio olistico che integri innovazione, sostenibilità e inclusione in tutte le fasi del processo produttivo.

Il Ruolo del PNRR e gli Incentivi per le Imprese

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenta un’occasione imperdibile per l’Italia per accelerare la Transizione 5.0. Attraverso la Missione 4 “Istruzione e Ricerca” e la Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, il PNRR stanzia risorse per:

  • Promuovere la ricerca e l’innovazione: finanziando progetti di ricerca e sviluppo in tecnologie chiave per la Transizione 5.0, come l’intelligenza artificiale, la robotica e la cybersecurity.
  • Sostenere la digitalizzazione delle imprese: incentivando l’adozione di tecnologie digitali avanzate, come l’IoT, il cloud computing e la blockchain.
  • Favorire la transizione energetica: promuovendo l’efficienza energetica, l’utilizzo di fonti rinnovabili e la mobilità sostenibile.
  • Sviluppare le competenze digitali: investendo nella formazione e nell’aggiornamento delle competenze dei lavoratori, per prepararli alle sfide della Transizione 5.0.

Tra gli incentivi previsti dal PNRR per le imprese che investono nella Transizione 5.0, spicca il credito d’imposta Transizione 5.0, che consente di ottenere un credito d’imposta variabile in base al tipo di investimento e all’entità del risparmio energetico conseguito.

Come Accedere al Credito d’Imposta Transizione 5.0

Per accedere al credito d’imposta Transizione 5.0, le imprese devono presentare una domanda al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), attraverso la piattaforma telematica dedicata. La domanda deve essere corredata da una serie di documenti, tra cui:

  • Un progetto di investimento dettagliato, che descriva gli investimenti previsti, le tecnologie utilizzate e i benefici attesi in termini di efficienza energetica, digitalizzazione e sostenibilità.
  • Un piano di formazione del personale, che illustri le attività di formazione previste per i dipendenti, al fine di acquisire le competenze necessarie per l’utilizzo delle nuove tecnologie.
  • Una dichiarazione di conformità alle normative ambientali e di sicurezza.

Il MIMIT, dopo aver valutato la domanda, rilascia un provvedimento di ammissione al beneficio, che specifica l’ammontare del credito d’imposta concesso.

Quali Investimenti Sono Ammessi?

Il credito d’imposta Transizione 5.0 copre una vasta gamma di investimenti, sia materiali che immateriali, finalizzati a:

  • Migliorare l’efficienza energetica: ad esempio, l’installazione di impianti fotovoltaici, l’adozione di sistemi di illuminazione a LED, l’isolamento termico degli edifici.
  • Digitalizzare i processi produttivi: ad esempio, l’implementazione di sistemi di automazione industriale, l’adozione di piattaforme di e-commerce, l’utilizzo di software gestionali avanzati.
  • Introdurre tecnologie innovative: ad esempio, l’utilizzo di robot collaborativi, l’implementazione di sistemi di intelligenza artificiale, l’adozione di tecnologie di stampa 3D.

È importante sottolineare che gli investimenti devono essere coerenti con gli obiettivi della Transizione 5.0 e contribuire al raggiungimento di un risparmio energetico significativo.

Esempi Concreti di Transizione 5.0 in Diversi Settori

La Transizione 5.0 può essere applicata a una vasta gamma di settori, offrendo soluzioni innovative per migliorare l’efficienza, la sostenibilità e la competitività delle imprese. Ecco alcuni esempi concreti:

  • Manifatturiero: l’utilizzo di robot collaborativi per automatizzare le operazioni ripetitive e pericolose, l’implementazione di sistemi di monitoraggio in tempo reale per ottimizzare i processi produttivi, l’adozione di tecnologie di stampa 3D per la prototipazione rapida e la produzione personalizzata.
  • Agroalimentare: l’utilizzo di sensori e droni per monitorare le coltivazioni e ottimizzare l’irrigazione, l’implementazione di sistemi di tracciabilità per garantire la sicurezza alimentare, l’adozione di tecnologie di agricoltura di precisione per ridurre l’impatto ambientale.
  • Sanità: l’utilizzo di dispositivi indossabili per monitorare i pazienti a distanza, l’implementazione di sistemi di intelligenza artificiale per la diagnosi precoce delle malattie, l’adozione di tecnologie di telemedicina per migliorare l’accesso alle cure.
  • Turismo: l’utilizzo di piattaforme digitali per promuovere le destinazioni turistiche, l’implementazione di sistemi di realtà aumentata per arricchire l’esperienza dei visitatori, l’adozione di tecnologie di smart city per migliorare la qualità della vita nelle città turistiche.

Il 2022 e il 2023 hanno messo a dura prova le aziende italiane ed europee, con l’aumento vertiginoso dei costi dell’energia e del gas. Sebbene i prezzi si siano in parte stabilizzati, rimangono superiori ai livelli pre-crisi, creando uno svantaggio competitivo per le imprese rispetto a concorrenti internazionali come Stati Uniti e Cina.

Le Sfide Competitive e la Necessità di Trasformazione

Le imprese italiane si trovano ad affrontare due sfide principali:

  1. Competitività internazionale: Stati Uniti e Cina, con le loro grandi aziende tecnologiche e l’accesso a energia a basso costo, godono di un vantaggio competitivo significativo.
  2. Costi energetici: L’Italia, dipendente dalle importazioni di energia, soffre maggiormente delle fluttuazioni dei prezzi e della concorrenza di paesi produttori di energia.

Per superare queste sfide, è necessaria una trasformazione profonda dell’industria italiana, attraverso investimenti in:

  • Digitalizzazione: Aumento dell’automazione e dell’efficienza dei processi produttivi.
  • Efficienza energetica: Riduzione dei consumi, soprattutto di fonti fossili, e sviluppo di energie rinnovabili autoprodotte.

La Transizione 5.0: Un’Opportunità da Non Perdere

La Transizione 5.0 rappresenta il programma italiano per la trasformazione digitale ed energetica delle imprese. Con un budget di quasi 13 miliardi di euro, offre incentivi sotto forma di crediti d’imposta per investimenti in:

  • Efficienza energetica: Impianti fotovoltaici, eolici, cogeneratori e altri sistemi per l’autoproduzione di energia rinnovabile.
  • Digitalizzazione: Automazione dei processi industriali, software gestionali, tecnologie IoT e altre soluzioni per migliorare l’efficienza e la qualità della produzione.

Come Funziona il Credito d’Imposta

Il credito d’imposta varia in base al livello di miglioramento del risparmio energetico e all’entità dell’investimento, con percentuali che vanno dal 35% al 45% per investimenti fino a 2 milioni di euro, e percentuali inferiori per investimenti più grandi.

Tipologie di Investimento

Gli investimenti si dividono in due categorie:

  • Trainanti: Investimenti nel processo industriale di digitalizzazione e automazione, che migliorano l’efficienza e riducono i consumi.
  • Trainati: Investimenti in impianti di produzione di energia rinnovabile (fotovoltaico, eolico, ecc.), sistemi di accumulo e altre soluzioni per l’autoproduzione di energia.

Il Ruolo del GSE e la Procedura di Autorizzazione

Una novità importante è l’introduzione di una procedura di autorizzazione preventiva tramite il portale del GSE (Gestore dei Servizi Energetici). Questo permette alle imprese di avere la certezza del credito d’imposta prima di effettuare l’investimento, evitando le problematiche legate a cambiamenti normativi in corso d’opera.

La procedura prevede diverse fasi:

  1. Prenotazione dell’incentivo: L’impresa presenta una domanda al GSE, descrivendo il progetto di investimento e i benefici attesi.
  2. Autorizzazione del credito d’imposta: Il GSE verifica la documentazione e, se tutto è in regola, autorizza il credito d’imposta.
  3. Realizzazione dei lavori: L’impresa effettua gli investimenti, assicurandosi che siano conformi a quanto dichiarato e alle normative vigenti.
  4. Rendicontazione e verifica: Una ESCO (Energy Service Company) o un EGE (Esperto in Gestione dell’Energia) assevera i lavori e certifica il risparmio energetico conseguito. Un revisore dei conti verifica la correttezza della documentazione.

Importanza della Professionalità e dei Costi

La procedura di autorizzazione e rendicontazione è complessa e richiede competenze specifiche. È consigliabile rivolgersi a società di servizi specializzate (ESCO, società di finanza agevolata, ecc.) per la gestione delle pratiche. Tuttavia, è importante considerare i costi di questi servizi, che possono incidere sull’ammontare dell’incentivo.

Un cambiamento necessario per le Imprese Italiane

La Transizione 5.0 rappresenta una sfida e un’opportunità per le imprese italiane. Da un lato, richiede un cambiamento culturale profondo, che coinvolga tutti i livelli aziendali e che metta al centro l’innovazione, la sostenibilità e l’inclusione. Dall’altro lato, offre la possibilità di:

  • Migliorare la competitività: attraverso l’adozione di tecnologie avanzate, l’ottimizzazione dei processi produttivi e la riduzione dei costi energetici.
  • Creare nuovi prodotti e servizi: sfruttando le potenzialità delle nuove tecnologie per sviluppare soluzioni innovative che rispondano alle esigenze di un mercato in continua evoluzione.
  • Attrarre talenti: offrendo un ambiente di lavoro stimolante e innovativo, che valorizzi le competenze digitali e la creatività.
  • Contribuire allo sviluppo sostenibile: riducendo l’impatto ambientale delle attività produttive e promuovendo un modello di sviluppo più equo e inclusivo.

Per cogliere le opportunità offerte dalla Transizione 5.0, le imprese italiane devono:

  • Investire in ricerca e sviluppo: per rimanere al passo con l’innovazione tecnologica e sviluppare soluzioni competitive.
  • Adottare un approccio strategico: definendo una roadmap chiara per la trasformazione digitale ed energetica, che tenga conto delle specificità del settore e del contesto aziendale.
  • Sviluppare le competenze digitali: investendo nella formazione dei dipendenti e nell’acquisizione di nuove professionalità.
  • Collaborare con altri attori: creando ecosistemi di innovazione che coinvolgano università, centri di ricerca e startup.

La Transizione 5.0 rappresenta un’opportunità fondamentale per le imprese italiane per trasformare i propri processi produttivi, ridurre i costi energetici e migliorare la competitività. Grazie agli incentivi e alla nuova procedura di autorizzazione, le aziende possono affrontare con maggiore serenità gli investimenti necessari per la transizione verso un futuro più sostenibile ed efficiente.

Contattami per approfondire come la Transizione 5.0 può spingere la tua azienda nel raggiungimento dei suoi obiettivi di crescita e sostenibilità!

Risorse Utili:

Parco Agrisolare 2023: Sviluppo Sostenibile dell’Agricoltura Italiana

Parco Agrisolare 2023: Sviluppo Sostenibile dell’Agricoltura Italiana

Il Bando Parco Agrisolare 2023 rappresenta un’importante opportunità per l’agricoltura italiana. Questo programma, promosso dal governo, mira a sostenere lo sviluppo sostenibile del settore agricolo, promuovendo la conservazione delle risorse naturali, la diversificazione delle colture e la modernizzazione delle aziende agricole. In questo articolo, esamineremo nel dettaglio i principali obiettivi e benefici del Bando Parco Agrisolare 2023, nonché le opportunità che offre agli agricoltori italiani.

Obiettivi del Bando Parco Agrisolare 2023

Il Bando Parco Agrisolare 2023 è stato ideato per affrontare diverse sfide che il settore agricolo italiano si trova ad affrontare. Tra i principali obiettivi di questo programma:

  • Promozione della Sostenibilità Ambientale: Il Bando promuove pratiche agricole sostenibili che riducono l’impatto ambientale, come la riduzione dell’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici.
  • Diversificazione delle Colture: Incoraggia gli agricoltori a diversificare le loro colture, contribuendo così a una maggiore sicurezza alimentare e alla conservazione della biodiversità.
  • Modernizzazione delle Aziende Agricole: Fornisce finanziamenti per l’adozione di tecnologie moderne, migliorando l’efficienza produttiva e la qualità dei prodotti agricoli.
  • Valorizzazione del Territorio Rurale: Promuove il turismo rurale e l’agriturismo per valorizzare il patrimonio territoriale e le tradizioni locali.

Benefici per gli Agricoltori

I benefici del Bando Parco Agrisolare 2023 per gli agricoltori italiani sono molteplici:

  1. Finanziamenti Agevolati: Gli agricoltori possono accedere a finanziamenti agevolati per investimenti in attrezzature, infrastrutture e tecnologie.
  2. Conservazione delle Risorse Naturali: Il programma offre supporto per pratiche di gestione sostenibile delle risorse naturali, come la gestione dell’acqua e del suolo.
  3. Aumento della Redditività: La modernizzazione delle aziende agricole può portare a una maggiore redditività attraverso la produzione di prodotti di alta qualità e l’ottimizzazione dei processi produttivi.
  4. Accesso a nuovi Mercati: La diversificazione delle colture può aprire nuove opportunità di mercato, inclusi mercati di nicchia per prodotti specializzati.
  5. Sviluppo Rurale Integrato: Il programma promuove uno sviluppo rurale integrato, includendo anche il supporto al turismo rurale, il che può aumentare le entrate delle comunità rurali.

Come Partecipare al Bando Parco Agrisolare 2023

Per partecipare al Bando Parco Agrisolare 2023, gli agricoltori italiani devono soddisfare determinati requisiti e seguire una procedura specifica. Alcuni passaggi comuni includono:

Verifica dei Requisiti: Gli agricoltori devono verificare di essere idonei al programma, che potrebbe variare in base alla regione e al tipo di progetto.

Presentazione della Domanda: Gli agricoltori devono compilare una domanda dettagliata che descriva il progetto proposto, i costi previsti e i benefici attesi.

Valutazione delle Domande: Le domande saranno valutate da un’apposita commissione in base a criteri specifici, come la sostenibilità ambientale e la fattibilità economica.

Assegnazione dei Finanziamenti: Gli agricoltori selezionati riceveranno i finanziamenti necessari per attuare i loro progetti.

Successi Passati e Prospettive Future

Il Bando Parco Agrisolare ha dimostrato di essere un successo negli anni passati, contribuendo alla crescita e allo sviluppo sostenibile del settore agricolo italiano. Guardando al futuro, ci si può aspettare ulteriori innovazioni e sviluppi nel settore agricolo grazie a questo programma. Gli agricoltori che partecipano al Bando Parco Agrisolare 2023 potrebbero vedere miglioramenti significativi nella loro produzione e nella loro sostenibilità.

Opportunità per le aziende agricole e per le imprese di installazione e fornitura di impianti accreditate: guarda la registrazione del webinar per un ulteriore approfondimento.

Scrivimi a v.tavano@verdeco.it per richiedere uno screening preliminare gratuito entro il 30 Agosto 2023.

Il Bando Parco Agrisolare 2023 rappresenta un’opportunità unica per gli agricoltori italiani di migliorare la sostenibilità, la competitività e la redditività delle loro aziende agricole. Questo programma riflette l’impegno del governo italiano per un’agricoltura moderna, sostenibile e in crescita. Gli agricoltori dovrebbero esaminare attentamente i requisiti e le opportunità offerte dal Bando e prendere in considerazione la partecipazione per sfruttare appieno i benefici che offre. In questo modo, possono contribuire non solo al loro successo personale ma anche allo sviluppo sostenibile dell’intero settore agricolo italiano.

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