Google Discover: la SEO è morta! Evviva la SEO

Google Discover: la SEO è morta! Evviva la SEO

Che cos’è il nuovo Google Discover?

La nuova sezione sostituisce il feed di notizie sotto la casella di ricerca nell’app per smartphone ed è già operativa anche in Italia.

L’app per smartphone del motore di ricerca e la relativa pagina principale proposta sui browser mobile sono protagonisti di un’evoluzione radicale; la trafila di informazioni proposte da Google sotto la casella di ricerca che finora chiamavamo feed, ha cambiato nome in Discover e si è fatta ancora più personalizzata.

Il cambiamento non è da poco. Perchè l’app di Google è una delle più utilizzate del panorama Android e non solo.

Google Discover include video, risultati sportivi, aggiornamenti sul mondo dell’intrattenimento (ad esempio, l’uscita di un nuovo film), valori azionari, informazioni relative ad eventi (come i candidati di importanti premi e riconoscimenti o i cantanti che parteciperanno a un imminente festival) e molto altro. Discover è un hub dove puoi trovare tutti i contenuti che ti interessano.

Ottimizzare i contenuti per Google Discover

Il ranking dei contenuti in Discover dipende da un algoritmo che gestisce ciò che secondo Google un determinato utente potrebbe ritenere più interessante. Il ranking dei contenuti considera la corrispondenza tra i contenuti di un articolo e un argomento di interesse indicato dall’utente, pertanto non ci sono metodi che consentono di migliorare il ranking delle tue pagine, se non quello di pubblicare contenuti che ritieni possano interessare agli utenti.

Non occorrono né tag speciali né particolari dati strutturati per l’inclusione in Discover: le tue pagine sono idonee semplicemente se Google le indicizza e soddisfano le norme relative ai contenuti di Google News. Non occorrono tag speciali o dati strutturati. Google stabilisce il ranking dei contenuti di Discover tramite un algoritmo basato sulla qualità dei contenuti e sulla corrispondenza più o meno alta tra i contenuti della pagina e gli interessi dell’utente.

I due modi migliori per ottimizzare il ranking e il rendimento dei tuoi contenuti in Discover sono (1.) pubblicare contenuti che ritieni possano interessare agli utenti e (2.) utilizzare nei contenuti immagini di alta qualità. I publisher registrano un aumento del 5% nella percentuale di clic, del 3% per il tempo trascorso sulle loro pagine e un aumento del 3% della soddisfazione degli utenti quando le schede di Discover includono immagini di grandi dimensioni, anziché miniature.

LA SEO È MORTA! EVVIVA LA SEO

Come anticipato a Febbraio da Giorgio Taverniti in questo video, resta fondamentale il focus sui contenuti per essere premiati dal motore di ricerca. Tempi duri per chi gioca sporco. È chiaro che questa soluzione rientri nel piano di interventi utili a disinnescare le pratiche black hat usate per ingannare i motori di ricerca e influenzarne il posizionamento.

Una novità che apre scenari interessanti anche per il mercato editoriale. Solamente portali certificati e autorevoli per Google saranno in grado di infilare i propri contenuti nei suggerimenti di Google Discover.

Chi vuole ritagliarsi uno spazio con vista sul web dunque deve diventare un punto di riferimento nel suo settore, attraverso i contenuti che produce. Questo è l’Obiettivo della SEO, studiare i bisogni degli utenti e seguire questi 4 consigli:

  1. Produrre contenuti sempreverdi, che sono sempre ricercati. Le classiche guide, le pagine wikipedia piene di informazioni, sono quelle pagine importanti che rimarranno sempre sul vostro sito portando il nucleo di traffico in target con la vostra UVP.
  2. Produrre contenuti di aggiornamento rimane importante per guadagnare autorevolezza ed entrare nel circuito ufficiale. Google infatti non propone in Discover articoli di qualunque sito, piuttosto prende contenuti da quei portali col quale ha stretto accordi o comunque che rispettano i suoi parametri di autorevolezza, come la policy per entrare in Google News.
  3. Produrre video, immagini e audio. Oggi la ricerca è molto più visuale, i video youtube sono già avvantaggiati nel posizionamento da Google e il crescente utilizzo di assistenti vocali rende gli audio un’opportunità succulenta. I contenuti multimediali fanno la differenza e la faranno sempre di più.
  4. Ottimizzazione tecnica di questi contenuti. Restare sempre aggiornati sulle novità della piattaforma tecnologica. Come Schema.org che ha lanciato la piattaforma speakable per ottimizzare le informazioni delle ricerche vocali in USA o come le nuove funzionalità della Search Console di Google.

Extra TIP – per abilitare le immagini di grandi dimensioni nei tuoi risultati di Discover:

Gli errori di Copertura nella Search Console di Google

Gli errori di Copertura nella Search Console di Google

In questo articolo scopri cosa vogliono dire gli errori delle pagine escluse, visibili nella sezione copertura indice della nuova search console di Google e cosa fare per risolverli.

Sicuramente se hai un sito web e vuoi farlo trovare su Google l’hai aggiunto alla Google Search Console.

Se non l’hai fatto devi farlo. In pratica la Google Search Console ti permette monitorare il rendimento del sito internet su Google.

Se il tuo sito internet l’hai aggiunto alla Search Console, molto probabilmente, sia se sei webmaster esperto, sia che ne sai poco o nulla di realizzazione e gestione di siti web, qualche email dalla Google Search Console, riguardante vari problemi riguardanti il sito internet, ti è arrivata.

Questo non è altro che un bene, significa che lo strumento di Google funziona.

Big G informa costantemente i proprietari e i gestori di siti web dei problemi che riscontra per quanto riguarda l’indicizzazione dei contenuti.

Anche se non ti devi allarmare devi comunque tenere a mente che, all’atto pratico, le pagine escluse dalla ricerca sono pagine non indicizzate da Google.

Questo può essere un problema dato che pagine non indicizzate non inviano traffico al sito web.

Devi verificare se sono errori, e correggerli se lo fossero.

Dato che la sezione delle pagine escluse, presenti nella copertura indice della Google Search Console, non è in tempo reale, per risolvere gli errori, innanzitutto ti consiglio di verificare la pagina online se ha effettivamente il problema. Potrebbe essere stato risolto.

Prima di verificare gli errori delle pagine escluse presenti nella copertura indice della Google Search Console, anche se è selezionato come predefinito, per vedere più problemi – quindi per risolvere il maggior numero degli stessi – ti consiglio di verificare che sia selezionato “tutte le pagine note” a Google:

Ovviamente la priorità della risoluzione degli errori devono averle le pagine inviate a Google, ma, per fare un lavoro certosino è saggio approfondire tutte le pagine di cui Google è a conoscenza.

Innanzitutto, la prima cosa che devi fare quando ricevi messaggi da Google è che non devi allarmarti.

Non per niente ho appena detto “possibili problemi“, non sempre sono errori.

I problemi delle pagine escluse dalla copertura indice

Ecco l’elenco di problemi che potresti trovare nella sezione “Copertura” e come dovresti intervenire a seconda del nome dall’errore riportato dalla Google Search Console.

URL inviato non trovato (404)

L’errore di URL inviato ma non trovato significa che una pagina inviata a Google restituisce un codice di errore HTTP 404, ovvero è una pagina che non esiste.

Per risolvere l’errore, come prima cosa è giusto verificare se la pagina esiste o no. Per vari motivi potrebbe essere non trovata ma solo temporaneamente.

Se è presente l’avviso e la pagina non esiste, per risolvere l’errore, bisogna assicurarsi che la pagina non sia presente nella sitemap.xml del sito web oppure non bisogna inviarla a Google tramite ping od altri metodi.

L’URL inviato contiene un tag “noindex”

Come per le pagine web inviate che rispondono con risposta HTTP 404, anche le pagine inviate che contengono un noindex (tramite metatag, header od altro) bisogna prima verificare se sono online, e se hanno effettivamente un metatag noindex.

Però, se le pagine web hanno il noindex non sono necessariamente un errore, può essere stato messo deliberatamente.

L’errore è che le pagine con il noindex sono state inviate a Google.
Anche qui bisogna verificare che almeno non siano presenti nella sitemap del sito web e che non si inviino a Google tramite altri metodi.

L’URL inviato presenta un problema di scansione

L’errore che dice che una pagina web è stata inviata ma che presenta un problema di scansione, seppur sia un errore ambiguo/non ben definito – dato che le risposte HTTP che lo possono generare sono varie – è di semplice individuazione.

In questo caso Google consiglia di utilizzare lo strumento visualizza come Google presente nella Search Console, per vedere lo stato della risposta della pagina web.

Se l’header di risposta è 200 la si può inviare all’indice e/o marcare come corretto l’errore.

In caso contrario, soprattutto se è una pagina di valore/importante per il sito web si deve individuare cosa scaturisce l’errore e risolverlo.

Solitamente tramite codice, configurazioni avanzate od impostazioni del server.

Pagina con reindirizzamento

I siti web cambiano, a volte molto e si fanno dei redirect per spostare delle pagine web.

Solitamente se la migrazione delle pagine viene eseguita “perfettamente” non si visualizza questo errore.

Per non farlo visualizzare e/o per risolverlo bisogna innanzitutto accertarsi che le pagine con redirect non siano presenti in link interni del sito web od in siti esterni, e non inviarle a Google tramite la sitemap od in altri metodi.

Purtroppo – nel momento in cui è scritto questo articolo – nella nuova Search Console non si possono vedere i links all’interno del sito o presenti in siti esterni che rimandano a pagine vecchie a cui è stato fatto un redirect.

Per poter effettivamente risolvere l’errore bisognerà utilizzare tools appositi per individuare dove sono le pagine con reindirizzamento.

Pagina scansionata ma attualmente non indicizzata

Google decide in autonomia in basi a vari fattori le pagine da indicizzare, anche se le scansiona potrebbe decidere di non indicizzarle.
O semplicemente potrebbe non averlo ancora fatto.

Per sistemare questo avviso presente nella Search Console non c’è nulla da fare se non aspettare.

Se le pagine non venissero indicizzate dopo svariato tempo, e se “strategicamente” sono pagine importanti per il sito web si può cercare di individuare il motivo per cui non vengono indicizzate.

Partendo da verificarne la qualità per Google, assecondando le sue linee guida per i webmaster e pensando agli utenti.

Rilevata ma attualmente non indicizzata

Prima che venga scansionata una pagina web, in vari modi Google può essere a conoscenza della sua presenza, e la mette “in coda”, per la scansione e l’indicizzazione.

Questo messaggio puramente informativo della Google Search Console riferisce appunto che Google sa che la pagina esiste/le pagine esistono.

Esclusa in base il tag “noindex”

Se, ad esempio, si lascia indicizzare una pagina web, e, per varie ragioni la si vuole rimuovere dall’indice bisogna applicargli il metatag noindex oppure l’header HTTP X- Robots-Tag noindex.

Google lo fa presente tramite questo messaggio.

Teoricamente questo è un errore, infatti, se Google ha indicizzato una pagina vuol dire che gli assegna un certo “valore”.

Strategicamente non è del tutto vero.

Sopratutto, in base la strategia SEO utilizzata sul sito web si può decidere di sistemare questo avviso, oppure no.

Rimuovendo il noindex.

Pagina alternativa con tag canonical appropriato

Il rel=”canonical” serve per dire ai motori di ricerca che una pagina è una copia identica di un’altra. Un duplicato.

Se Google trova queste pagine duplicate le mostra nella nuova Google Search Console come pagine alternative.

Di per sé, se una pagina duplicata ha il tag canonical non è che un bene, e questo messaggio della Search Console è puramente informativo.

Se le pagine hanno il rel=”canonical” verso altre pagine bisogna solo assicurarsi di non inviarle a Google

Bloccata da robots.txt

Oltre le risorse bloccate dal robots.txt quali CSS, file Javascript od immagini, che devono essere sbloccate (sopratutto) per far comprendere a Google che un sito web è Mobile Friendly, anche pagine web possono essere bloccate tramite il robots.txt.

Il messaggio della Search Console in questione riferisce che una o più pagine già indicizzate (o ritenute importanti da Google) sono bloccate dal robots.txt.

Anche se il robots.txt non impedisce l’indicizzazione, ma la scansione, se t’interessa far indicizzare la pagina o le pagine che hanno questo messaggio è una buona pratica non bloccare l’accesso allo spider di Google, ed agli spider che rispettano lo standard del robots.txt.

Bloccata a causa di una richiesta non autorizzata (401)

Se in directory del sito web sono contenuti dati che non vuoi rendere pubblici, e nemmeno consultabili se si viene a conoscenza dell’indirizzo internet è buona norma bloccare l’accesso a quella directory.

Solitamente tramite server. Non vanno usati solo metatag.

Però, se Google era a conoscenza di quella/quelle directory non può più accedervi, quindi lo riferisce.

Per assicurarti di prevenire, e per risolvere, questo errore devi assicurarsi di non fare riferimento (non linkare) pubblicamente in alcuna pagina ed in alcun sito accessibile online la directory/la pagina protetta.

Anomalia durante la scansione

L’errore delle pagine escluse della Search Console che riferisce di un’anomalia duirante la scansione forse è quello più generico e simile, se non uguale, all’errore “problema di scansione”.

Per risolvere questo errore non esiste un metodo assoluto.

Identificare il problema dell’anomalia durante la scansione però può essere molto semplice.

Basta usare lo strumento della Google Search Console che visualizza come Google.

Si potranno vedere risposte HTTP anomale od altri blocchi, si potrà quindi sistemare l’errore intervenendo tramite codice o configurazioni “avanzate”.

Non trovata (404)

Similmente all’errore “URL inviato non trovato”, tramite l’errore “Non trovata (404)“, anche se l’indirizzo web non è stato inviato, la Search Console informa di pagine che prima erano visualizzabili da Google e che non lo sono più.

Di per sé anche questo può non essere un errore, Google segnala solamente che non trova più una pagina che prima aveva scansionato/indicizzato.

Per risolvere il messaggio di pagine non trovate con codice di stato HTTP 404 è possibile vedere il paragrafo dove riferisco come gestire gli errori 404.

Soft 404

Le pagine che danno come status code HTTP 200 (ovvero come se fossero presenti) ma non mostrano contenuti Google le chiama/si chiamano “soft 404”.

Queste pagine/errori solitamente si verificano quando alle pagine 404 non viene fornito, tramite server, uno status code 404.

La prima cosa che devi fare per poter risolvere questo messaggio è verificare che le pagine inesistenti segnalate diano un codice di risposta 200 e che non diano contenuti.
Poi fare in modo che diano un codice di stato HTTP 404.

Di per sé, e solitamente, questo non è un errore grave e può essere anche ignorato.

Se tramite script presenti nel sito web si generano loop di pagine soft 404, o comunque loop di scansione che hanno pagine vuote con risposta HTTP 200 è sicuramente da indentificare l’errore nel codice e risolverlo.

Url inviato non selezionato come canonico

Se ci sono contenuti uguali (duplicati) in un sito web la cosa giusta da fare è utilizzare il rel=”canonical” per dire a Google qual è la versione “preferita”, quella originale.

Se si richiede l’indicizzazione a Google, tramite la sitemap od altri metodi, di pagine duplicate (non canoniche), che hanno il canonical verso altre pagine, si visualizzerà questo messaggio di errore.

Per risolverlo basta inviare a Google solamente le pagine contenenti il canonical verso se stesse.
O comunque non inviare le pagine con il canonical verso altre pagine.

Google ha scelto una pagina canonica diversa da quella specificata dall’utente

Similmente agli URL inviato non canonici, le pagine canoniche diverse da quelle segnalate che Google ha scelto sono pagine duplicate “marcate” come originali.

In questo caso però, seppur possa venir inviata una pagina con il canonical verso se stessa, algoritmicamente Google potrebbe ritenere che altre pagine siano quelle “originali”.

In questa situazione la Google Search Console da un enorme suggerimento “strategico”, oltre mostrare possibili errori che possono causare uno scarso rendimento del sito web in termini di posizionamento e visite.

Tentare di correggere questo tipo di errore, magari rivedendo la struttura/strategia del sito web è doveroso, per farlo bisognerà assegnare il rel=”canonical” ad i contenuti che Google ritiene originali.

Conclusioni

Come detto all’inizio dell’articolo, è giusto considerare che col passare del tempo, a discrezione di Google, vari errori potrebbero essere tolti, sostituiti, rinominati, così come vale per le funzionalità stesse della Google Search Console.

Che cambiano con il passare del tempo.

Faccio presente anche che, sopratutto su siti web di grandi dimensioni è praticamente impossibile non avere errori od avvisi nella sezione della Google Search Console delle pagine escluse. Però non è “il male assoluto” averli, come si può capire anche leggendo questo articolo.

Tentare di risolvere il più errori possibile comunque è doveroso, e, dopo averli risolti dovrai controllare il sito web live, dato che l’intervallo di aggiornamento dell’interfaccia della Search Console, in questa sezione, non è in tempo reale.

Corso SEO Online: Come Aumentare le Prenotazioni Dirette di un Sito Web

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Per approfondire ulteriormente la Local SEO leggi anche questo articolo:

Google Penguin 4.0 è ufficialmente tra noi.

Google Penguin 4.0 è ufficialmente tra noi.

Google Penguin 4.0 è ora parte del nostro algoritmo di base”

Google Penguin 4.0

Venerdì 23 settembre 2016 Big G lo ha solennemente annunciato:

L’ultimo update dell’algoritmo è ufficialmente tra noi.

Gli algoritmi di Google si fondano su più di 200 segnali unici o indizi che rendono possibile portare in superficie il contenuto esatto che stai cercando negli abissi del web quando interroghi il motore di ricerca.

Questi segnali includono tanti aspetti come le parole specifiche che appaiono sui siti web, la freschezza dei contenuti, la tua regione geografica e il PageRank dei contenuti.

Uno di questi segnali si chiama Penguin, è stato lanciato nel 2012 e oggi il suo aggiornamento ha generato fluttuazioni massive nel posizionamento dei siti sull’indice di Google, creando non pochi mal di pancia a SEO e webmaster.

Dopo un periodo di sviluppo e test, Google Penguin 4.0 è stato lanciato in tutte le lingue del mondo. Le principali novità che si noteranno arrivano a grande richiesta dalla community dei webmaster di Google:

  • Google Penguin ora è in tempo reale. L’elenco dei siti interessati dal segnale di Penguin si aggiornava periodicamente una volta ogni 20 giorni. Questo significa che fino alla scorsa settimana quando un webmaster lavorava ai suoi siti apportando gli accorgimenti che Google gli suggerisce per migliorare considerevolmente i suoi contenuti e la loro presenza su internet, molti dei segnali erano presi in considerazione velocemente da Google, ma altri, come Penguin, avevano bisogno di più tempo per essere “digeriti”. Con questa modifica, i dati di Penguin vengono aggiornati in tempo reale, così che i cambiamenti saranno visibili molto più velocemente, in genere con effetto quasi immediato poco dopo la successiva scansione e re-indicizzazione di una pagina.
  • Google Penguin ora è più granulare. Oggi penalizza di più lo spam che classifica in base all’analisi dei backlink su ogni singolo contenuto, agisce su ogni pagina piuttosto che pesare sul ranking di tutto il sito come accadeva in passato.

Il web è notevolmente cambiato nel corso degli anni.

Google continua a ribadire che i webmaster devono essere liberi di concentrarsi sulla creazione di contenuti emozionanti, di siti web accattivanti, che questo criterio fondamentale è sufficiente per trarre il meglio dal motore di ricerca. E ricorda che l’aggiornamento di componenti come Penguin è solo uno degli oltre 200 segnali che Google usa per determinare il posizionamento dei siti web nel ranking.

Nonostante questo i SEO e i webmaster che lavorano quotidianamente per far arrivare agli utenti i loro contenuti e quelli dei loro clienti non possono esimersi da analizzare le conseguenze che gli aggiornamenti degli algoritmi hanno sul proprio operato e dallo studio di azioni per il penalty recovery da applicare ai siti web che vengono colpiti da questi aggiornamenti.

[bctt tweet=”Ecco l’annuncio di Big G, Penguin 4.0 è ufficialmente tra noi #PenguinUpdate” username=”web_ellis”]

In conclusione, Google Penguin 4.0 penalizza ancora di più quei risultati dove trova traccia di backlink poco coerenti o, peggio ancora, loschi.

Come ogni cambiamento genera opportunità anche questo aggiornamento dell’algoritmo cela nel penalty recovery un mercato per quei webmaster e SEO in grado di analizzare le magagne e intervenire.

Lascia un commento sotto l’articolo per approfondire o per raccontare come l’aggiornamento di Google Penguin influisce sul tuo lavoro.

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