Leon Emirali, ovvero come il mio business lo scorso anno ha incassato $ 515 milioni più di Snapchat
Questo è il preoccupante racconto di come lo scorso anno il mio business abbia incassato $ 515 milioni più di Snapchat. L’agenzia di marketing e media che ho co-fondato, la Crest, ha incassato circa $ 1 miliardo di profitto in più rispetto a Uber lo scorso anno e abbiamo incassato $ 450 milioni anche più di Twitter.
Non abbiamo inventato nulla di eclatante. La verità è che ci siamo aggrappati saldamente a un principio base del business, cioè che è meglio guadagnare soldi che perderli. Mentre i leggendari “unicorni” del fintech vengono omaggiati come storie di successo nelle scuole e nelle università, è noto che la maggior parte di questi sia lontano dal fare anche un solo centesimo di profitto.
È strano perché ci troviamo in una situazione dove alcune delle aziende più quotate del mondo sono costruite su fondamenta di sabbia, confezionate da capitali di rischio e fondi di investitori in settori ad elevato potenziale di sviluppo. Come conseguenza, un certo numero di founder creano sempre più aziende puntando principalmente all’ottenimento del prossimo round di finanziamenti anziché mirare alla creazione di un modello di business realmente solido e sostenibile, in grado di ricevere il premio del mercato.
È difficile capire esattamente come si sia arrivati a questo punto, ma la risposta potrebbe essere più radicata nella cultura che nell’economia. Fateci caso, il profilo dell’uomo d’affari di oggi è completamente cambiato rispetto a quello di qualche anno fa. Quei tipi da strada con la parlantina veloce e la risposta pronta, gli abili cacciatori da marciapiede dei tempi che furono sono stati scansati da nerd iper-tecnologici e ben istruiti che potrebbero recitarti a memoria la radice quadrata della banana senza avere la minima idea di come vendertene una.
Gli imprenditori di oggi sono bravi a insegnare la teoria di come si porta un business alla gloria, però mettere in pratica la teoria è una cosa molto diversa. Il fenomenale successo di personaggi del calibro di Mark Zuckerberg e Larry Page tuttavia continua a portare gli investitori a voler dare ad ogni fanciullo con il computer pieno di adesivi un gruzzolo per trasformare la sua idea nella prossima Google o Facebook.
D’altra parte, il mondo del Venture Capital negli ultimi anni si è popolato di player dell’alta finanza internazionale che in modo del tutto naturale trattano il loro portafoglio di investimenti come una somma di rendimenti finanziari, senza considerare più del necessario i complessi fattori che portano un business a diventare un successo nel lungo periodo.
L’eccessivo affidamento sui dati immateriali nel mondo delle imprese può significare che l’unico parametro che conta veramente nel business (cioè il profitto!) venga trascurato. È preoccupante perché si vedono le condizioni di mercato che rispecchiano la fine degli anni ’90 e dei primi anni 2000; gli anni sontuosi della bolla dot-com. Proprio come lo era 20 anni fa, l’eccitata comunità di Venture Capital favorisce metriche intangibili come il potenziale di sviluppo e la speculazione piuttosto che investire sulla reale capacità dei founder di fare soldi.
In un contesto dove il capitale è fluido e gli imprenditori ricevono milioni in investimenti dal VC, invece di spendere quel capitale per migliorare il personale, le infrastrutture, la ricerca e lo sviluppo, spesso quei soldi vengono spesi in sedi faraoniche, milaeuro di caffè e cuscini design, prima ancora che l’attività sia riuscita ad annusare anche solo un sentore di profitto.
Tutti questi fattori ci hanno portato sull’orlo di una startup-Armageddon. La mentalità imprenditoriale che privilegia gli investimenti sulle vendite non può durare e alla fine ci faremo i conti. Tutti noi, a livello sociale, abbiamo costruito una narrazione che racconta quanto sia “cool” essere un imprenditore tralasciando che sono il duro lavoro e il talento a fare la differenza tra il successo e il fallimento. La cruda realtà è che è infinitamente più facile diventare un rapper ai giorni nostri che creare il prossimo Facebook o la nuova Apple.
Non c’è scampo, il business è un sistema binario; o si fanno i soldi, oppure no.