Che cos’è il Growth Hacking?

Che cos’è il Growth Hacking?

Che cos’è il growth hacking?

Il growth hacking viene tuttora frainteso e c’è un disperato bisogno di questo articolo, a detta degli autori Neil Patel e Bronson Taylor. In realtà pochi concetti negli ultimi anni sono stati contemporaneamente così polarizzanti e rivoluzionari. È marketing sotto mentite spoglie? È una supercazzola che usano i consulenti per aumentare la loro parcella? Oppure è il futuro dei prodotti di internet? Cominciamo dall’inizio.

Breve storia del growth hacking: Sean Ellis.

Il termine “growth hacker” se lo inventa Sean Ellis nel 2010 e su questo non ci piove. In Italiano potremmo tradurlo come mago della crescita, ma l’approccio è rigorosamente scientifico, o crescivendolo, se l’incaricato non ottiene i risultati attesi. Sean Ellis sente la necessità di coniare il neologismo non tanto per farsi assumere quanto nel tentativo di trovare sostituti quando lascia le aziende alla fine della sua consulenza. Certamente un compito arduo, no? Sostituire Sean Ellis…

Ecco, partiamo da qui.

Sean Ellis

Sean Ellis parte dalla California alla volta dell’Ungheria nei primi anni ’90, appena uscito dal College. Inizia da commerciale, vende pubblicità per il Budapest Business Journal ai grandi player del mercato tecnologico europeo. Guadagna esclusivamente dalle commissioni sulle vendite ma è bravo e nel frattempo piazza i primi investimenti su alcune aziende quotate al NASDAQ. Fa bingo e si specializza nel marketing per le start-up. Impiega poco a farsi notare e viene subito coinvolto per sviluppare il marketing delle aziende innovative. Aiuta alcuni colossi di internet a raggiungere risultati incredibili e una crescita formidabile: Eventbrite, Dropbox, KISSmetrics, Qualaroo.

[bctt tweet=”Sean Ellis è uno dei pochi che ha visto nascere un unicorno. E gli è capitato un paio di volte” username=”web_ellis”]

Sean Ellis è diventato il ragazzo che tutta la Silicon Valley cerca quando c’è bisogno di far crescere la base utenti di una startup veramente innovativa in cambio di una equity sostanziosa o di un lauto pagamento per i suoi servizi.

Insomma, Sean è una macchina della crescita vivente. Arriva, ti rigira l’azienda e sperimenta, crea sistemi, processi e mentalità che devi necessariamente mantenere dopo che ti lascia l’incarico. Alla fine della fiera ti riconsegna le chiavi della macchina con le istruzioni per l’uso e se ne va cavalcando verso il tramonto. Ed è proprio qui che sono iniziati i problemi.

Durante la ricerca per trovare un sostituto a cui affidare l’opera capitava spesso di ricevere curricula legittimi, ma non rilevanti. Lauree e Masters in marketing, esperienze pertinenti in marketing, eppure manca sempre qualcosa. Sean sapeva che il tipo di strategie impiegate per raggiungere quei risultati poderosi con le start-up non sta scritto sul copione utilizzato dal marketing ortodosso.

Il marketing tradizionale infatti ha un focus ampio e un set di abilità varie ed estremamente preziose, ma che non sono necessarie per una start-up ai blocchi di partenza. Nella prima fase di vita di un’azienda innovativa non è essenziale che ci sia qualcuno abile a “costruire e gestire un team di marketing” o “gestire fornitori esterni” o anche “stabilire un piano di marketing strategico per raggiungere gli obiettivi aziendali” o molte delle altre cose che vengono assegnate ad un team di marketing convenzionale. All’inizio di ogni start-up c’è solo una cosa che conta veramente. La crescita.

Sean ha chiesto marketer e ha sempre ottenuto marketer. Così ha cambiato la richiesta. Il titolo del suo post spartiacque è “Trova un Growth Hacker per la tua Startup” e da qui è nata l’idea geniale del growth hacking.

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